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Il giorno in cui Stefano Bonaccini ed Elly Schlein fecero a pezzi il Sovranista

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di D.S., #Lopinione

 

Un anno fa più o meno la buona politica, quella che parla con la gente e non l’imbonisce di slogan per poi fare il contrario, con il grande contributo della società civile che il fascismo se lo ricorda così bene da riconoscerlo anche quando si maschera dietro qualcos’altro, metteva al tappeto il Sovranista nascosto dietro quella Borgonzoni che non conosceva nemmeno i confini dell’Emilia Romagna, scambiava Ferrara con Bologna, parlava l’arabo e il turco (qui il perché), votava contro i fondi anti-violenza sulle donne.

Bonaccini e Schlein distruggevano i sogni leghisti e la macchina che aveva dato vita al format della gogna, col segretario leghista che suonava campanelli a Bologna chiedendo se lì abitava uno spacciatore. Distruggevano un’idea di politica basata sulla propaganda che poi non realizza nulla di ciò che dice. E sancivano il trionfo, tutti davano Bonaccini perdente, sondaggi compresi, della politica che lavora, quella buona politica che è fatta non da un colore, ma dalle persone che dentro quel colore hanno scelto di adoperarsi sul serio per la loro comunità regione o paese.

Salvini e il salvinismo, vittime di un’altra bottarella in Toscana, trasformando le elezioni in un referendum anti-Bonaccini, le presero di santa ragione. La buona politica è buona politica e basta. Che stia a destra a sinistra o al centro.

 

(26 gennaio 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 




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