Il faccendiere Francesco Pazienza, già agente dei servizi segreti, è morto oggi a Sarzana (La Spezia), all’età di 79 anni. Il nome di pazienza è legato a numerosi scandali ed inchieste giudiziarie al centro dell’attenzione politica e mediatica a cavallo degli anni ’70 e ’80. Affiliato alla loggia massonica P2 di Licio Gelli, è stato condannato a 14 anni per il crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e per il reato di depistaggio nell’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (https://stragi.it/secondacassazione).
Tra i tanti misteri in cui compare il nome di Francesco Pazienza c’è anche il sequestro dell’assessore regionale della Campania Ciro Cirillo, rapito delle Brigate Rosse nel 1981. Pazienze trattò la liberazione del politico democristiano facendo intervenire anche personaggi legati alla camorra napoletana.
Pazienza venne condannato in via definitiva, insieme a Licio Gelli (capo della P2) e agli ufficiali del SISMI Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. La sentenza definitiva della Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Unite Penali del 23 novembre 1995 ha confermato le condanne per depistaggio. Fu anche collaboratore del SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) all’epoca dei fatti. È stato descritto come una figura con ampio margine di manovra e contatti, in grado di ottenere “salvacondotti” dal generale Santovito, direttore del SISMI. Uno degli episodi più noti legati al depistaggio riguarda la cosiddetta “valigia del depistaggio”: una valigia contenente materiale che avrebbe dovuto sviare le indagini e inviare “messaggi in codice”. La presenza di armi in questa valigia, ad esempio, avrebbe avuto lo scopo di allontanare i sospetti dai veri responsabili. Pazienza venne accusato di aver organizzato il depistaggio e, in alcune interviste, puntò il dito contro ex colleghi dei servizi come Musumeci e Belmonte, rivelando anche presunti intrecci tra personaggi di rilievo (come Cesare Romiti della FIAT) e la Libia. Tuttavia la figura di Pazienza è sempre stata avvolta in un alone di mistero e le sue dichiarazioni, spesso contraddittorie o controverse, hanno contribuito a rendere ancora più complessa la ricostruzione degli eventi e dei depistaggi.
Al momento della morte stava finendo di scontare il cumulo di condanne degli anni passati ai servizi sociali del comune di Lerici (Le Spezia), dove risultava residente. E’ stato ricoverato pochi giorni fa all’ospedale di Sarzana dove è morto nella serata di sabato.
(22 giugno 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata