di Fabio Galli
La mostra “Le ragazze del Bauhaus e il caso Margarete Heymann” è un’occasione imperdibile per approfondire la storia di uno dei movimenti artistici più importanti e rivoluzionari del Novecento. Il Bauhaus, fondato nel 1919 a Weimar da Walter Gropius, rappresenta una pietra miliare nel panorama dell’arte e del design. Questo movimento ha unificato la creatività con la tecnologia, la bellezza con la funzionalità, cercando di trasformare l’arte e l’architettura in linguaggi adatti alla vita quotidiana e alla produzione industriale. Tuttavia, sebbene il Bauhaus venga spesso ricordato per i suoi protagonisti maschili, molti dei quali sono diventati leggende, come László Moholy-Nagy, Paul Klee, e Wassily Kandinsky, la mostra vuole fare luce sulla figura delle donne che hanno contribuito in maniera fondamentale al movimento, ma che, troppo spesso, sono rimaste nell’ombra.
Un esempio emblematico di questa “dimenticanza” storica è Margarete Heymann, un’artista che ha saputo reinventare l’arte della ceramica attraverso un approccio innovativo e industriale, ma che è stata costretta a confrontarsi con il pregiudizio del suo tempo e con le tragiche vicende politiche che hanno segnato la sua vita.
Il Caso Margarete Heymann: una vita interrotta dalla storia
Margarete Heymann, nata nel 1905, entrò a far parte del Bauhaus nel 1920, periodo in cui la scuola, pur ancora giovane, stava rapidamente guadagnando una reputazione per la sua innovazione. La sua passione per la ceramica fu alimentata dalla sua formazione presso il Bauhaus, dove poté perfezionare le sue capacità e acquisire competenze che le avrebbero permesso di diventare una delle figure più promettenti nell’ambito della ceramica industriale. La sua ricerca non si limitava alla semplice produzione di oggetti d’uso quotidiano, ma si rifletteva nella creazione di forme artistiche che sfidavano le convenzioni e promuovevano un’idea di bellezza funzionale, tipica del Bauhaus. Il suo approccio tecnico ed estetico veniva direttamente dall’ideale della “fusione tra arte e industria” che tanto caratterizzò il movimento.
Nel 1923, Margarete fondò la sua azienda, Haël Workshops for Artistic Ceramics, che, grazie alla sua innovativa combinazione di design e produzione industriale, si impose nel panorama europeo. La sua produzione si caratterizzava per una ricerca nelle forme geometriche semplici e moderne, abbinata a una maestria nell’uso dei colori e delle texture. Era un’opera che rifletteva appieno lo spirito del Bauhaus, cercando di rendere l’arte accessibile e funzionale. La sua carriera, tuttavia, fu brutalmente interrotta con l’avvento del nazismo.
Nel 1933, dopo l’ascesa di Hitler al potere, Margarete fu vittima della politica di “arianizzazione” del regime, che prevedeva l’espropriazione e la confisca delle proprietà delle persone di origine ebraica. La sua azienda fu “arianizzata” e le sue opere vennero confiscate, segnando la fine di quella fase creativa. La sua esistenza, costellata di incertezze, culminò con la sua fuga all’estero, prima a Londra, e poi a New York, dove continuò a lavorare, ma senza mai riuscire a riprendersi completamente dalla violenza subita. La sua produzione ceramica, purtroppo, venne dimenticata per molti anni, lasciando la sua figura nell’oblio, anche se le sue opere rappresentano ancora oggi un esempio di grande innovazione nel campo delle arti applicate.
Donne e Bauhaus: un’invisibilità storica
Bauhaus è stato un movimento fondamentale nella storia del design e della modernità, ma la sua storia di inclusività è complessa e spesso contraddittoria. Sebbene la scuola aprisse le sue porte anche alle donne, queste furono spesso indirizzate verso lavori di natura “femminile”, come la tessitura o il design per la ceramica, mentre gli uomini erano coinvolti in attività considerate più prestigiose, come l’architettura o il design industriale. Sebbene il Bauhaus fosse progressista rispetto alle convenzioni del tempo, l’ideologia sottostante alla scuola non sfuggiva ai pregiudizi di genere che limitavano le opportunità per le donne, relegandole principalmente a discipline decorative.
Riflessioni contemporanee: donne e design oggi
La mostra invita a riflettere sull’importanza di recuperare la memoria e di dare a tutte le voci, in particolare quelle delle donne, lo spazio che meritano. La storia di queste “ragazze del Bauhaus” è un monito per il presente e per il futuro, affinché il design continui a essere uno strumento di emancipazione e uguaglianza, in grado di abbattere le barriere di genere e di restituire alle donne il giusto posto che hanno avuto nella storia della cultura visiva.
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(16 marzo 2025)
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