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C’era una volta la favolosa intuizione del liceo del Made in Italy che nessuno voleva

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E’ un nuovo trionfo del melonismo come qultura per radere al suolo la perniciosa egemonia culturale delle sinistre che si sono addirittura inventate l’istruzione, quelle sconsiderate. Era il primo dei tanti miracoli promessi il liceo del Made In Italy e veniva alla luce [sic] proprio mentre nasceva un’altra idea meravigliosa: una multa a chi utilizzava termini non in lingua italiana nella pubblica amministrazione. Perché essi hanno contezza.

Era stato un flop: praticamente ignorato da famiglie e studenti totalizzò, l’idea meravigliosa di Fratelli (e parenti) d’Italia, la strabiliante cifra di 500 iscritti, tanto che si pensò bene che forse non era nemmeno più il caso di parlarne se non dopo l’istituzione ufficiale che nessuno aveva precisato quando sarebbe avvenuta. Iscrizioni a parte, nessuno poteva immaginare che per l’idea meravigliosa non ci sarebbe stata pace. Il Consiglio di stato infatti, che esprime un parere obbligatorio e vincolante, dopo avere esaminato la documentazione inviata dal ministero dell’Istruzione e del merito sul “Regolamento che definisce il quadro orario delle discipline e dei risultati di apprendimento del nuovo percorso liceale” ha detto fermi tutti in attesa di integrazioni e modifiche alla documentazione fornita da viale Trastevere. L’idea del Liceo del Made in Italy nasceva, dicono le cronache, dalla preoccupazione della presidente del Consiglio di non perdere risorse lavorative importanti facendo leva sulla conoscenza del territorio e delle tradizioni italiane. Doveva esserle sfuggito che i giovani italiani da questo paese se ne vanno a causa di contratti di lavoro umilianti e stipendi da fame, oltre che da politiche che tendono sempre di più al restringimento delle libertà individuali e all’imperversare di condizioni oggettive che impediscono persino di trovare un alloggio decente. E questo senza l’istituzione, ci passerete la battuta, di un Liceo del Far West.

Insomma un altro capolavoro. L’ennesimo sulla strada della distruzione della scuola pubblica. E un’idea meravigliosa che resta nell’orbita dei sogni. Un po’ come i conti di Giorgetti che ora si chiede come possa rispettare i parametri dell’UE e fare tornare i conti nello stesso tempo dimenticandosi che la firma in calce a quei parametri ce l’ha messa lui.

 

 

(13 settembre 2024)

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