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Dal 4 gennaio alla Galleria dell’Immagine di Rimini mostra di Agostino Marchetti “La pausa”

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di Gaiaitalia.com #Rimini twitter@gaiaitaliacom #Cultura

 

 

Nasce a Rimini nel 1953, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Ravenna nel 1977 continuando ad esercitare sia pittura che scultura. Al suo agire concorrono molte voci dell’arte moderna anche di tendenza astratta e informale, dimostrando di coltivare la costanza del mestiere e di saper contenere al proprio interno una pluralità di espressioni.

Ma sia che tratti la figura o una natura morta o un paesaggio c’è sempre qualcosa di teatrale e sanguigno che fuoriesce dalla sua pittura e dalla scultura. La pittura sembra sempre in bilico tra l’evocazione di un’immagine filtrata dalla memoria e l’emergere di elementi reali. A fatica si depura dalla materia magmatica, per quanto controllata, tenuta insieme da spessori e da asprezze. Calcolati esuberi di impasti e di malta danno corpo alla tessitura cromatica, fatta di scatti e partiture dove trovano sembianze, scarnite, sintetizzate, le cose della natura. Questo segna la fase più urgente della sua estroversione, diventa narrazione e respiro. Affiorano temi ricorrenti, il frutto del melograno, ad esempio, simbolo della prosperità e della fertilità e dell’energia vitale; reca con sé oggettivazioni simboliche e una lunga storia di leggende e miti ellenici e cristiani, ma qui si trasforma in valore sentimentale.

In tutto questo si avverte una urgenza quasi fisica da parte di Marchetti di dedicarsi alla pittura e alla scultura segnatamente avvertita come mestiere e pratica. Quanto questo gli derivi dagli insegnamenti di Umberto Folli che fu maestro di ben due generazioni all’Accademia di Belle Arti di Ravenna è un dato e va messo in relazione al suo alunnato e a una frequentazione di anni. Ciò che è stato fondante di quella formazione, nel colloquio quasi fisico con gli strumenti e la materia, è la trasmissione delle conoscenze che trova origine nella grande tradizione di bottega e nella confidenza col mestiere, con l’umanità e le relazioni che questo universo sa sprigionare, con la fatica di coltivare la tecnica e la spontaneità del sentire.




(29 dicembre 2017)

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