Pubblicità
24.4 C
Bologna
26.5 C
Roma
Pubblicità

EMILIA-ROMAGNA

Pubblicità

POLITICA

HomeBologna Spettacoli“D’io, Teatro e Famiglia”: undici appuntamenti con il teatro e la danza nella...

“D’io, Teatro e Famiglia”: undici appuntamenti con il teatro e la danza nella stagione gennaio-marzo di Teatri di Vita

Iscrivetevi al nostro Canale Telegram

La stagione invernale di Teatri di Vita si presenta con uno slogan caro alla retorica populista, che si trasforma in un programma di impegno culturale: “D’io, Teatro e Famiglia” sono i tre elementi che raccontano come l’individuo e le sue relazioni si trasformano in gioco teatrale.

Sono undici gli appuntamenti all’insegna di “D’io, Teatro e Famiglia” a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; teatridivita.it), in storie di relazioni tra madri, padri e figli, che si allargano all’intera società, intrecciando dramma e leggerezza, spettacolo, cinema e festa. Con un focus sui quattro vincitori e segnalati dell’ultima edizione del Premio Scenario, che porteranno a Teatri di Vita i loro spettacoli compiuti dopo il debutto milanese in gennaio.

La stagione prende il via con la grande e litigiosa famiglia de Le amarezze nello spettacolo corale di Andrea Adriatico che porta in scena per la prima volta il testo giovanile di Bernard-Marie Koltès. L’opera sarà in scena due settimane, dal 10 al 21 gennaio, con orari inconsueti e sperimentali nella prima settimana (da mercoledì 10 a venerdì 12, ore 17; sabato 13 e domenica 14, ore 11) per poi continuare con gli orari canonici dal 17 al 21 gennaio (ore 21, sabato ore 20, domenica ore 17).

Nella stagione incontreremo, poi, altre famiglie. Ecco padri e figli nel futuro distopico della clonazione in A number di Caryl Churchill, proposto dal Teatro Libero di Palermo con la regia di Luca Mazzone (26-27 gennaio). Ecco figli in cerca di padri e della loro memoria in Arturo di Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich, che coinvolgono attivamente il pubblico nei loro ricordi (22-24 marzo). Ecco figli in cerca di risposte di fronte ai misteri di una vita familiare vista come una fiaba in La costanza della mia vita del giovanissimo Pietro Giannini (15-16 febbraio, segnalazione Premio Scenario). Ecco madri in cerca o in fuga da figli nell’intenso concerto-spettacolo Tre voci di Tilia Auser, che riprende il radiodramma di Sylvia Plath dedicato a tre donne incinte (17-18 febbraio, segnalazione Premio Scenario). Ecco una madre morta attorniata da figli deboli e incerti nel grottesco La fabbrica degli stronzi che vede la collaborazione tra due formazioni come Kronoteatro e Maniaci d’Amore (8-10 marzo).

La famiglia subisce anche altre declinazioni e altre possibilità, come nell’intenso ritratto solitario di Luisa compiuto in forma di danza da Valentina Dal Mas (21-22 febbraio, vincitore Premio Scenario Periferie), o come nel senso di famiglia territoriale raccontato da Leonardo Tomasi nel surreale anonimasequestri che ci accompagna tra gli stereotipi della Sardegna (24-25 febbraio, vincitore Premio Scenario). Come nella vertigine della storia universale che ci vede come un’unica grande famiglia in Minuscoli granelli nel barattolo del cosmo di Alessio Genchi e Innocenzo Capriuoli (28 febbraio-3 marzo, prima nazionale), e nelle parole di Pier Vittorio Tondelli sulle possibilità alternative dell’amore, nel film La solitudine è questa di Andrea Adriatico (28 gennaio). Fino al Grande Ballo in Maschera di Martedì Grasso (13 febbraio), in cui attori e attrici, spettatori e spettatrici parteciperanno all’insegna dello slogan “D’io, Patria e Famiglia”.

C’è uno slogan tanto amato dai populisti di ogni angolo del pianeta, quelli che schermandosi dietro un Dio, che guarda caso è sempre dalla loro parte, ergono steccati in difesa di una malintesa ‘patria’ e di una strumentale ‘famiglia’, dimenticando che la patria è anche matria e che è fluida dentro e fuori i suoi confini, così come fluida è la famiglia, le sue relazioni, le sue potenzialità, nel bene grandioso di rapporti duraturi e nel male doloroso di quei rapporti così complessi.

La nuova stagione “D’io, Teatro e Famiglia” è realizzata in convenzione con il Comune di Bologna, con i contributi di Regione Emilia Romagna e Ministero della Cultura.

La stagione in abbonamento ha il costo di 60 euro. Il prezzo dei biglietti continua a essere bloccato anche quest’anno ormai da diversi anni: 15 euro intero, 13 ridotto, e 9 euro per i giovani under 30; 6 euro per il film.

D’IO, TEATRO E FAMIGLIA stagione gennaio/marzo 2024. Il programma

da mercoledì 10 a venerdì 12 gennaio, ore 17
sabato 13 e domenica 14 gennaio, ore 11
da mercoledì 17 a venerdì 19 gennaio, ore 21
sabato 20 gennaio, ore 20
domenica 21 gennaio, ore 17

Le amarezze di Bernard-Marie Koltès
traduzione di Marco Calvani

uno spettacolo di Andrea Adriatico
con Olga Durano e Marco Cavicchioli
Anas Arqawi, Michele Balducci, Innocenzo Capriuoli, Rita Castaldo, Ludovico Cinalli, Nicolò Collivignarelli, Alessio Genchi, Giorgio Ronco, Myriam Sokoloff
scena Andrea Barberini, Giovanni Santecchia

aiuto scena Anna Chiara Capialbi
cura tecnica Lorenzo Fedi, Mirko Porta
produzione Teatri di Vita
con il contributo di Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Ministero della Cultura

in accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di François Koltès
L’opera “Le amarezze” è edita da Arcadiateatro Libri, “Bernard-Marie Koltès TEATRO – Volume 1”
prima rappresentazione in Italia, posti limitati

Non un semplice spettacolo, ma un’esperienza che si abbatte sui personaggi e contagia gli spettatori. Così Andrea Adriatico ricompone per la scena il primo testo teatrale di Bernard-Marie Koltès.
Un ragazzo al centro di un vortice di relazioni familiari e sociali, come in un sogno oscuro e indecifrabile, lacerato dai conflitti, dagli slanci dell’esistenza e dai presagi di morte: così il 22enne Koltès, nel 1970, ricostruiva per il teatro il romanzo autobiografico di Maksim Gor’kij Infanzia. Dovevano passare ancora sette anni prima che lo sconvolgente debutto di La notte poco prima della foresta ad Avignone Off lo lanciasse come uno dei più importanti drammaturghi francesi, che ha lasciato il segno con opere come Lotta tra negro e cani, Nella solitudine dei campi di cotone e Roberto Zucco, prima di morire di Aids nel 1989, a soli 41 anni.

Andrea Adriatico è stato il primo regista a portare in scena in Italia le opere di Koltès, in una lunga e intensa frequentazione, da quel monologo avignonese (ribattezzato L’ultima notte, 1991) a due riduzioni da alcune prose (Fuga, 1992, e Là dove ci si vede da lontano, 1994), fino a Il ritorno al deserto, 2007) e per la prima volta in Italia Quai ouest al festival Vie del 2013. Adesso, ancora per la prima volta in Italia, Adriatico esplora il cantiere teatrale adolescenziale di Koltès con Le amarezze. Titolo ambiguo, spiegato così dall’autore: “Come l’acido sul metallo, come la luce in una camera oscura, le amarezze si sono abbattute su Alexis Peskov”, il protagonista muto dell’opera, che è il nome vero dello scrittore russo dalla cui autobiografia Koltès ha preso ispirazione, e che scelse come pseudonimo letterario “Gor’kij”, ovvero “L’amaro”.

Così concludeva la presentazione della sua opera e del suo Alexis il 22enne Koltès: “L’hanno aggredito con la violenza e la rapidità della grandine e del vento, senza che un tratto del suo volto abbia avuto un fremito. Stracciato, bruciato, in piedi finalmente, ha fermato gli elementi come si soffia su una candela. E la sua voce ha trafitto il silenzio”.

 

venerdì 26 gennaio, ore 21 
sabato 27 gennaio, ore 20

A number di Caryl Churchill
traduzione Monica Capuani

scena e regia Luca Mazzone
con Giuseppe Pestillo, Massimo Rigo
costumi Lia Chiappara

luci Michele Ambrose, Fiorenza Dado
produzione Teatro Libero Palermo

Un padre incontra suo figlio, che ha lasciato ormai quarant’anni prima. Dopo la tragica morte di lei, lui non era riuscito a prendersi cura del bambino e aveva deciso di disfarsene. Ma prima di abbandonarlo il padre incompetente aveva pensato di poter rimediare. Con la clonazione del figlio. E allora quale figlio incontra? Quanti figli incontra? La drammaturga inglese Caryl Churchill, una delle più lucide e visionarie interpreti delle vertigini della storia e della contemporaneità nel teatro inglese attuale, si confronta con il tema della clonazione e della replicabilità della vita umana. Come scrive il regista Luca Mazzone per presentare A number, “la serialità, l’anonimato, la banalità della replica: uno spettacolo che mette davanti ad un fatto compiuto. Un padre e una serie di figli. Una riflessione sul valore della vita umana nella sua unicità, nella irripetibilità di ciascun uomo”.

Caryl Churchill è una delle protagoniste del teatro contemporaneo inglese, tra le più impegnate in scritture sociali, politiche, femministe e anticolonialiste, fin dagli anni 70. Tra le sue opere, molte delle quali presentate anche sulle scene italiane: Settimo cielo, Top Girls, L’amore del cuore, Far away.

Luca Mazzone è regista e drammaturgo, e dal 2005 dirige il Teatro Libero di Palermo, storico spazio di teatro contemporaneo fondato da Beno Mazzone nel 1968, e attuale Centro di produzione teatrale.

domenica 28 gennaio, ore 19 e ore 21
La solitudine è questa
(Italia, 2023, 98’)

un film di Andrea Adriatico
dedicato a Pier Vittorio Tondelli
con Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis
e con la partecipazione di Jonathan Bazzi, Angela Bubba, Viola Di Grado, Paolo Di Paolo, Claudia Durastanti, Alessio Forgione, Alcide Pierantozzi
soggetto e sceneggiatura Andrea Adriatico, Stefano Casi, Grazia Verasani
produzione Cinemare

con il sostegno di Pavarotti International 23 srl, Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, ditribuzione The Open Reel

Un vero e proprio “road doc movie” per raccontare lo scrittore che al viaggio, nei luoghi e nell’anima, ha dedicato la sua opera e la sua vita, Pier Vittorio Tondelli: La solitudine è questa di Andrea Adriatico, presentato alla Festa del Cinema di Roma e in vari altri festival tra cui Visioni Italiane e Trieste Film Festival Alpe Adria, è un’inedita avventura che insegue lo scrittore nelle sue città e nei suoi libri, un invito alla scoperta di storie e scritture capaci di superare gli anni 80 del riflusso e del postmoderno, e arrivare a noi con la forza della loro modernità e universalità e con l’entusiasmo del racconto da parte di sette scrittori che proprio negli anni 80 sono nati. Nel film, la scrittura di Tondelli prende forma grazie ai volti, alle voci e ai corpi di Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis, che in veste di intervist-attori offrono una ‘visione’ alle pagine dei romanzi. Sulle orme di Tondelli e della sua “solitudine”, i due protagonisti hanno incontrato 7 scrittori contemporanei “under 40”, tutti nati nei fatidici anni 80 tondelliani, che raccontano il “loro” Tondelli attraverso le sue 7 opere, dislocati in altrettante città ‘tondelliane’: Viola Di Grado a L’Aquila, Alcide Pierantozzi a Roma e Orvieto, Alessio Forgione a Rimini, Paolo Di Paolo a Milano, Angela Bubba a Correggio, Claudia Durastanti a Firenze e Bologna, e Jonathan Bazzi a Berlino.


martedì 13 febbraio, ore 21

Grande ballo in maschera
produzione Teatri di Vita
con il contributo di Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Ministero della Cultura

Un martedì grasso non può che finire con un Grande ballo in maschera. Dedicato a… D’io, Teatro e Famiglia. Benvenuti e benvenute, allora, a una serata che sotto la ‘maschera’ di Carnevale nasconde l’euforia della festa e le… ceneri del giorno dopo. Quali sorprese riserverà?

giovedì 15 e venerdì 16 febbraio, ore 21

La costanza della mia vita
di e con Pietro Giannini
produzione Teatro Metastasio di Prato

residenza artistica presso Teatro Due Mondi

Segnalazione speciale Premio Scenario 2023

C’è una famiglia che si sfalda lentamente. Ci sono due genitori, entrambi cambiati. C’è una sorella che è partita. C’è la Signora del Pongo con i suoi omini cattura-segreti. E poi c’è un figlio, che è anche un fratello e che è un bambino, che racconta una storia in apparenza elementare. La costanza della mia vita è l’emozionante racconto di un costante processo di separazione famigliare, il tutto filtrato da occhi e orecchie ancora abituati alle favole. Il protagonista del monologo assiste inerme agli eventi che colpiscono lui e chi gli sta intorno, obbligandolo a entrare precocemente nel complesso mondo dei grandi. Il flusso di coscienza che si consuma sul palcoscenico è dunque un goffo tentativo di comprensione, una disperata e infantile negazione di ciò che è stato, nonché una protezione verso l’esterno e le sue brutture. Una narrazione che cattura lo spettatore lasciandolo senza fiato.

Pietro Giannini è nato nel 2000 a Genova, dove muove i primi passi nel mondo del teatro, seguendo laboratori teatrali e partecipando a diversi spettacoli, tra cui Noi, gli eroi (regia Valentino Villa), Spettacolino futile (regia Massimiliano Civica) e Roberto Zucco (supervisione Arturo Cirillo). Dopo la segnalazione al Premio Scenario 2023 di La costanza della mia vita, la sua opera prima, ha realizzato La traiettoria calante sulla tragedia del Ponte Morandi, andato in scena al Romaeuropa Festival.

sabato 17 febbraio, ore 20
domenica 18 febbraio, ore 17

Tre voci studio scenico per un radiodramma in versi di Sylvia Plath
con Sara Bertolucci, Riccardo F. Scuccimarra
ideazione, drammaturgia, composizione vocale Sara Bertolucci

disegno sonoro e musiche originali Riccardo F. Scuccimarra
direzione tecnica e disegno luci Jacopo Cenni
consulenza progettuale Antonino Leocata
produzione Tilia Auser
con il sostegno di Florian Metateatro

residenza artistica presso L’arboreto/La Corte Ospitale, Santarcangelo Festival
si ringrazia Dello Scompiglio
Segnalazione speciale Premio Scenario 2023

Una sola identità femminile sulla scena si muove tra tre destini possibili di madre, accompagnata dal disegno sonoro dal vivo della chitarra elettrica, che dialoga con le voci in un concerto-spettacolo di grande forza viscerale. Sono i destini di tre donne, concepite da Sylvia Plath nel suo radiodramma dedicato alla maternità. La prima voce è quella di una donna che ha un figlio: una storia apparentemente più felice, naturale e semplice, in cui si insinuano sottili paure. La seconda è quella di un’impiegata in attesa del figlio, che però perde traumaticamente durante la gravidanza: il ritorno a casa e il rifugio nel lavoro non rimarginano la ferita e il senso di impotenza. La terza, infine, è quella di una studentessa che rifiuta l’idea stessa di maternità, decide di portare a termine la gravidanza per poi abbandonarne il neonato.

Tilia Auser è un contenitore di pratiche performative in germinazione. Ne fanno parte Sara Bertolucci, diplomata alla Scuola di Teatro di Bologna, perfezionata all’Istituto di Ricerca di Arte Applicata Societas, e impegnata sulla ricerca vocale nella pratica teatrale; e Riccardo F. Scuccimarra, musicista, compositore e attore, anch’egli diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna.

mercoledì 21 e giovedì 22 febbraio, ore 21
Luisa
di e con Valentina Dal Mas

direzione tecnica Federico Fracasso
occhio esterno/assistente alla creazione Ludovica Messina Poerio
registrazioni audio Matteo Balbo
produzione La Piccionaia
residenza artistica presso Teatro Due Mondi
un ringraziamento a Angela Marangon, Claudia Rossi Valli

Premio Scenario Periferie 2023

Uno spettacolo di danza che è il racconto di un incontro, anzi il ritratto di una persona speciale, anzi il viaggio intenso e intimo nell’umanità che ci accomuna. Luisa nasce da un incontro di Valentina Dal Mas con una donna di nome Luisa, conosciuta presso la Primula di Valdagno, cooperativa sociale che opera al recupero globale di persone emarginate. Luisa cuce. Per non sfilacciarsi lontana dal mondo. Cuce le sue guance rosse ai suoi occhi timidi, birichini e intensi allo stesso tempo. Cuce per non perdere il filo, della sua vita. E lo spettacolo Luisa cuce con gli spettatori un dialogo profondo di emozione e commozione.

Valentina Dal Mas è danzatrice e attrice per la Compagnia Abbondanza/Bertoni dal 2014 e per La Piccionaia dal 2016. Nel 2017 vince il Premio Scenario Infanzia con lo spettacolo Da dove guardi il mondo? Espande la sua professione all’ambito socio-educativo e ai contesti di cura: e proprio da una di queste occasioni nasce il progetto Luisa, che si aggiudica il Premio Scenario Periferie 2023.


sabato 24 febbraio, ore 20

domenica 25 febbraio, ore 17
anonimasequestri
un sequestro organizzato da Leonardo Tomasi
con Federico Giaime Nonnis, Daniele Podda, Leonardo Tomasi e un ostaggio dramaturg e assistente alla regia Sonia Soro

disegno luci Elia Porcu
produzione Teatro Metastasio di Prato, Sardegna Teatro
residenza artistica presso Teatro Due Mondi
Premio Scenario 2023

Nella Sardegna degli stereotipi e delle cartoline, due giovani passano le giornate di provino in provino, per guadagnare qualche spicciolo fra cortometraggi in proto-sardo e fiction sui banditi. Ispirati da un contorto senso identitario, i due organizzano dei finti sequestri di persona, fra bottiglie di Ichnusa e foto di Valeria Marini. Ma cosa succede quando il ruolo di sequestratori diventa più grande di loro? anonimasequestri è uno spettacolo sul conflitto identitario di una generazione orfana di una lingua e di una cultura, ma succube degli stereotipi. Un irresistibile e divertente viaggio nella ‘sardità’, che è poi proiezione di tutte le marginalità e di tutti i luoghi inchiodati ai soliti cliché.

Leonardo Tomasi ha lavorato come attore per Sardegna Teatro con Guido de Monticelli, Alessandro Serra, Giorgina Pi, Marco Sanna, ed è autore di diversi progetti teatrali. Con anonimasequestri ha vinto il Premio Scenario 2023.


da mercoledì 28 febbraio a venerdì 1 marzo, ore 21

sabato 2 marzo, ore 20
domenica 3 marzo, ore 17
Minuscoli granelli nel barattolo del cosmo
di e con Alessio Genchi e Innocenzo Capriuoli
produzione Teatri di Vita

con il sostegno di Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Ministero della Cultura
Prima nazionale

Un viaggio nelle varie epoche dell’umanità, uno scanzonato pellegrinaggio che percorre con veloci salti nel tempo le più interessanti tappe dell’evoluzione umana. I due autori e attori, mantenendo un linguaggio poetico e ironico già esplorato nel loro precedente lavoro sull’uomo medio contemporaneo Ridi, piangi, ti ecciti, cercheranno, questa volta, risposte alle più semplici domande sull’esistenza. Un gioco senza regole e senza limiti, tra teorie, dottrine e miti concepiti dal Big Bang all’era dell’Intelligenza Artificiale.

Alessio Genchi e Innocenzo Capriuoli hanno lavorato insieme negli spettacoli di Andrea Adriatico XYZ. Dialoghi leggeri tra inutili generazioni e Le amarezze, e nel progetto Parcoscenico. Il connubio artistico è nato con lo spettacolo Ridi, piangi, ti ecciti, che ha debuttato l’anno scorso, rivelando una ricerca fra teatro e poetry slam. Genchi è diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna Galante Garrone e ha lavorato con registi come Federico Tiezzi, Alessandro D’Alatri, Carmelo Rifici, Nanni Garella, Daniele Salvo, Ksenija Martinovic. Capriuoli è poeta, performer e attore, ha studiato teatro e performance presso Farmacia Zooè e Metamundo con Cristobal Jodorowsky, e ha creato la performance Liberi di salvare con Arianna Favaretto Cortese.


venerdì 8 marzo, ore 21

sabato 9 marzo, ore 20
domenica 10 marzo, ore 17

La fabbrica degli stronzi
drammaturgia Maniaci d’Amore

con Tommaso Bianco, Francesco d’Amore, Luciana Maniaci e Maurizio Sguotti
regia Kronoteatro e Maniaci d’Amore
scene e costumi Francesca Marsella
disegno luci e responsabile tecnico Alex Nesti
produzione Kronoteatro
coproduzione Teatro Nazionale di Genova
con il sostegno di Residenze PimOff Milano

Siamo attorno alla salma di una donna. I tre figli devono lavarla, truccarla e vestirla prima del funerale. Mentre la preparano ripercorrono piccoli episodi significativi della vita famigliare. Si tratta di eventi neutri ma sempre vissuti come terribili abusi, alibi perfetti per continuare una vita senza responsabilità. Per questi personaggi la colpa di ogni loro sofferenza, frustrazione e sventura è sempre attribuita a qualcun altro: la crudeltà dell’altro sesso, la ferocia dei bulli, il duro mondo del lavoro. Ma soprattutto, lei: la madre. L’incontro sorprendente tra le compagnie Maniaci d’Amore e Kronoteatro, diverse ma accomunate da uno sguardo impietoso sul reale, ci porta in un mondo isterico, meschino, fatto esclusivamente di vittime. Lo stile sospeso e surreale dei Maniaci d’Amore si sposa con quello abrasivo e amaro di Kronoteatro, in un lavoro originale che esplora il gusto tutto contemporaneo di riconoscersi non in chi agisce ma in chi subisce, la gara popolare a chi sente di bruciare di più nell’inferno che sono gli altri.

Maniaci d’Amore, ovvero Luciana Maniaci e Francesco d’Amore, che hanno dato vita alla loro compagnia nel 2009, vincendo poi vari premi nazionali tra cui Teatri del Sacro, ANCT (Associazione Nazionale Critici di Teatro) e Solinas Idee per il cinema. I loro primi tre testi teatrali sono stati pubblicata da Editoria&Spettacolo nella raccolta Maniaci d’Amore – Trilogia del gioco. Kronoteatro nasce ad Albenga nel 2004. Da allora ha prodotto 20 spettacoli che sono stati ospitati nei più importanti festival e stagioni teatrali nazionali, a cominciare da Teatri di Vita, che nel 2011 ha ospitato il loro spettacolo-rivelazione Pater familias. Nel 2018 ha presentato una propria personale alla 46° Biennale Teatro di Venezia.


venerdì 22 marzo, ore 21

sabato 23 marzo, ore 20
domenica 24 marzo, ore 17
Arturo
di e con Laura Nardinocchi Niccolò Matcovich
scena Fiammetta Mandich

suono Dario Costa
luci Marco Guarrera
illustrazioni Margherita Nardinocchi grafica Clarice
foto Simone Galli, Elisa Nocentini organizzazione Silvia Zicaro assistenza e cura Anna Ida Cortese produzione Florian Metateatro
con il contributo di Associazione Scenario, Teatro Due Mondi, ACS – Abruzzo Circuito Spettacolo, Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – Capotrave / Kilowatt Sansepolcro)
residenza produttiva Carrozzerie | n.o.t. con il sostegno di Teatro di Roma – Teatro Nazionale

E tuo padre com’era? Come è? Come lo ricordi? Come lo conosci? Qual è il rapporto con i padri e cosa resta (resterà) alla loro scomparsa? Arturo non è uno spettacolo, bensì un accadimento, un incontro. Nasce dal ricordo dei propri padri da parte di Laura e Niccolò. Arturo è la forma della loro memoria, in cui i racconti, i giochi, le date, gli aneddoti, le parole si sono trasformati in pezzi, per la precisione dodici, di un grande puzzle: un gioco a cui gli spettatori non solo assistono come testimoni, ma sono anche invitati a partecipare attivamente. Arturo ha quindi una struttura mutevole, non replicabile e dalle “infinite” combinazioni: l’ordine delle scene nelle varie repliche sarà sempre differente. L’autobiografia diventa atto creativo, con l’intento di rendere una memoria privata collettiva e universale.

Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich sono registi e drammaturghi. Laura si è diplomata in regia e drammaturgia all’Accademia d’Arte Drammatica Cassiopea di Roma, Niccolò al corso di autore teatrale della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Laura, con la compagnia Rueda Teatro, vince nel 2019 il Roma Fringe Festival con lo spettacolo Pezzi. Niccolò nel 2017 riceve la Segnalazione del Premio Hystrio – Scritture di Scena con il testo Trittico delle bestie e con la compagnia Habitas è direttore artistico di CastellinAria – Festa Pop, giunto alla quarta edizione. Laura e Niccolò hanno iniziato a lavorare insieme con Arturo, con il quale hanno vinto il Premio Scenario Infanzia 2020, il Premio della Critica FringeMI 2022 e Direction Under30 2022. Attualmente lavorano al progetto Terramadre, vincitore di numerosi bandi di residenza, e ospitato anche a Teatri di Vita durante le resiDANZE di primavera 2023.

 

 

(9 gennaio 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 

 



Bologna
cielo sereno
24.4 ° C
24.8 °
23.5 °
70 %
1.4kmh
3 %
Sab
36 °
Dom
38 °
Lun
35 °
Mar
36 °
Mer
26 °

BOLOGNA