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Ma noi non ci saremo

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di Marco Biondi

Dice bene il buon Mattia Feltri nel suo buongiorno del 28 Ottobre. Il nostro solito, vecchio, mai scomparso antisemitismo sta dando esempi di essere vero e attuale in quasi ogni parte del mondo, certamente nel mondo occidentale. E cita, tra gli altri, episodi recentissimi avvenuti a Chicago, a Parigi, a Varsavia, a Lione, a Berlino, a Roma, a Sydney, a New York, a Seul, tutti rigorosamente, spietatamente violenti nei confronti degli ebrei, intrisi di odio e di voglia di rivalsa.

Quando si parla di Ebrei non si può non tornare al tentato sterminio nazista con gli orrori dei quali l’umanità intera ancora non riesce a darsene ragione. Ma perché sempre loro?

Sembra troppo semplice riandare alle inconfutabili motivazioni economiche che hanno spinto il regime nazista, e a seguire quello fascista, a perseguitare quel popolo per impossessarsi dei loro averi. Alla base di tutto c’era certamente anche la ricerca del nemico da combattere e da abbattere. La ricerca di un nemico, anche se nemico non era, per distogliere l’attenzione della popolazione dai problemi reali che il paese stava affrontando. E cosa c’è di più comodo che scegliersi come nemico qualcuno ricco, da opporre ai tanti poveri, come esempio di qualcuno che porta via loro qualcosa. Cosa importa se poi quello che facevano fosse o meno conforme alle leggi. Ricco contro povero, con un ricco che non può difendersi, è facile come rubare le caramelle ai bambini.

Ma questo odio come può essere stato continuamente alimentato anche dopo la caduta dei regimi nazifascisti? Forse risale tutto a Yalta, e lo dico senza essere uno storico e senza voler fare nessun tipo di lezione. Per le lezioni siamo fortunatamente ricchi di studiosi ed esperti che sanno come si sono sviluppate le storie.

I grandi della storia che si sono presentati al tavolo per sistemare il mondo sconvolto dalla seconda guerra mondiale, cercando in qualche modo di risarcire chi più aveva subito, oltre ovviamente a chi si era speso per sconfiggere i regimi che la guerra l’avevano generata e voluta, avevano stabilito che gli ebrei dovessero avere una loro terra, una patria, dove poter vivere in pace. Ma questa scelta è stata sempre ostacolata e mai realmente accettata. Ma come si può spiegare questo odio trasversale, che si diffonde modo così capillare, anche a distanza di oltre un secolo?

Tornerei ancora una volta alle motivazioni più semplici. I regimi totalitari hanno bisogno di nemici e le popolazioni povere si convincono più facilmente se i nemici sono ricchi o benestanti. Come potrebbe però il povero disporre di tante armi e di tanta potenza bellica, se alle spalle non avesse un regime che alimenta l’odio e fornisce il necessario con condurre guerre e attentati? A parte i ridicoli tentativi salviniani e di qualche suo sodale di identificare nel nuovo nemico chi fugge da miseria e guerre, cosa c’è di più semplice e immediato che continuare ad alimentare un odio secolare? Che bisogno c’è di trovare un nuovo nemico?

E non sembra una strana coincidenza che la nuova guerra sia scoppiata proprio quando Putin stava miseramente perdendo quella contro l’Ucraina? E non solleva qualche perplessità il fatto che gli schieramenti di chi sostiene Israele e chi i Palestinesi, o meglio, una parte di quelli, siano sostanzialmente identici a quelli che si sono esplicitati dopo l’invasione dell’Ucraina?

Quanto potremmo scoprirci sorpresi dall’apprendere che in un futuro piano di pace per Israele, la Russia ponesse come condizione di non procedere nei confronti di Putin per i suoi crimini di guerra? In fondo si sta già parlando di un’ipotetica accusa per crimini di guerra nei confronti di Israele, guarda caso, anche se è quello che è stato attaccato.

È passato oltre un secolo dalla sciagura nazifascista, ma non è cambiato sostanzialmente nulla. Si sono spostati i potentati economici, chi allora non contava nulla ora è la più grande potenza economica mondiale (la Cina), e, se sopravviveremo, tra qualche decina di anni, avremo qualche potentato africano pronto a soppiantarla. Con l’Europa destinata a contare sempre meno e a fare la parte dei polli di Renzo, che, sulla via per il macello, si beccano tra di loro. Gli Stati Uniti continueranno a perdere potere e, presto, finirà anche il loro compito, auto-attribuito, di fare i poliziotti del mondo. Ma, come allegramente cantavano negli anni sessanta “noi non ci saremo” e chissà se altri ci saranno. Lo sono, sono pessimista. Ma in fondo la minaccia atomica è sempre lì, latente, e se i bottoni resteranno nelle stesse mani di oggi, c’è poco da stare allegri.

Non si vuole un’umanità matura per vivere in pace. Troppi egoismi, troppe sperequazioni, troppi poveri condannati a morire per consentire ai soliti regimi di prosperare. E troppi poveri tenuti nell’ignoranza e plagiati per poterne fare carne da macello.

 

(1 novembre 2023)

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