Quelli che meno argomenti hanno e più ti insultano…

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di P.M.M.

Mai commettere l’errore, anche se si fa un mestiere come il nostro, di andare troppo oltre ciò che si può vedere coi propri occhi (e vanno tenuti da conto i miopi, e non solo per diottrie), perché poi il risultato è l’insulto. Così se si prendono due dichiarazioni sconsiderate della famiglia del tennista no vax e le si riportano ad una storia recente che porta il nome di Srebreniça e Milosevic come minimo ti chiamano “filoamericano di mer*a”.

L’insulto del coglione dà un certo brivido, va ammesso, perché almeno ti costringe a pensare a dove hai sbagliato, cosa hai scritto di male, come puoi avere detto qualcosa di offensivo; poi vai a rileggerti e scopri che in realtà tutto quello che hai scritto è stato già scritto nel corso degli ultimi trent’anni in tutto il mondo, in tutte le lingue, magari con meno pungente ironia di quanto tu non sia solito usare, da giornalisti più o meno documentati ma che tutte le fonti alle quali attingi dicono proprio che non è vero che i “Serbi non abbiano mai attaccato nessuno“. Certo c’erano contingenze, momenti storici, la caduta dell’URSS, la morte di Tito, l’odio etnico antico come il mondo (che è ancora lì), e il solito scatenare putiferi dal nulla in nome del nulla, partendo da un “prigioniero” inesistente per poi dare la colpa agli altri.

E se si pensa poi che addirittura la ministra dell’Interno australiana si è presa la briga di rispondere alla famiglia del tennista no vax con un “non è prigioniero, è libero di andarsene quando vuole” che seppellirebbe un uomo già sepolto e tu vieni insultato per avere scritto che ti sembra tutto artificioso e montato ad arte con chissà quale demenziale obbiettivo, capisci anche che se capiti a tiro di uno che non sa nemmeno quello che scrivi perché di ciò che scrivi non sa nulla, ti toccherà persino di giustificare la sua voglia di strangolarti, non soltanto la sua spaventosa ignoranza.

 

(7 gennaio 2022)

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