di G.G. #Lopinione twitter@bolognanewsgaia #Cultura
E’ quello che mancava, mentre la cultura italiana agonizza e forse muore perché si decide di uccidere per emergenze sanitarie un settore già morto per ragioni politiche, il ministro che ha in carico pro tempore la gestione del funerale del cadavere, e la sua riesumazione, se ne esce con l’idea geniale della Netflix di Stato per la “distribuzione a pagamento dei contenuti culturali italiani”. Costa dell’idea meravigliosa: dieci milioni di euro. Via Cassa Depositi e Prestiti.
Dei due miliardi (quasi) di bilancio della Rai non si parla e nemmeno si chiacchiera e nemmeno dell’uso “culturale” (fateci il piacere) che di quei soldi la Rai fa. Ci si preoccupa della notizia che distolga l’attenzione quasi che “la Netflix della cultura italiana”, che possa “offrire a tutta Italia e tutto il mondo l’offerta culturale del nostro Paese” venga ritenuta l’unica idea atta a “rivitalizzare” e “proiettare nel futuro” lo spettacolo italiano rendendo disponibili i contenuti di musica, teatro, danza e arti circensi ai giovani “abili alle fruizioni su internet”.
Così che gli spazi teatrali dove musica, teatro, danza e in taluni casi arti circensi si praticano, potranno tranquillamente rimanere vuoti per la morta definitiva di tutti i lavoratori ivi impiegati. Più che ministri, abbiamo geni precursori del futuro. Peccato si scordino il presente anche quando dicono “Un dolore la chiusura di cinema e teatri” come se del governo che l’ha decisa non facessero parte.
(28 ottobre 2020)
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