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Consiglierei alla politica di indignarsi di meno sui social e di fare di più in aula. Sommessamente

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Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri, dimostra in questa foto la differenza tra ciò che si dice e ciò che si fa

di E.T. #Lopinione twitter@bolognanewsgaia #Politica

 

Dopo l’ennesimo momento di follia collettiva, Pappalardo prima e Sovranisti poi, il mondo della politica italiano si è nuovamente espresso con determinazione e vigore [sic] contro gli insulti a Mattarella, contro l’innalzarsi della tensione sociale, contro le derive antidemocratiche. Ma ha scelto di indignarsi sui social anziché agire in parlamento e nelle sedi deputate.

Si ha il sospetto, perché a pensar male si fa peccato ma non si sbaglia mai, che se solo i politici che impiegano tanto del loro tempo – o i loro social manager che impiegano tanti dei nostri soldi – a cinguettare o socializzare messaggi, ne impiegassero una piccola parte a fare quello che servirebbe sul serio a questo paese, come ad esempio rispettare e far rispettare fino all’ultima virgola la Costituzione e le leggi che ne sono, o dovrebbero essere, diretta emanazione, le cose andrebbero sicuramente meglio.

Certamente i post indignati di Carfagna, quelli più acuti di Carofiglio (che non è uomo di governo, pur essendo uomo che conosce la Legge assai bene, oltre che un grande scrittore), o di chiunque altro – i due nomi non rappresentano un’accusa alle persone citate, non ce ne sarebbe motivo – indicano un pensiero che ci si augura essere sincero, ma se Carfagna oltre a qualche cinguettìo (nel senso di tweet) ci regalasse anche qualche coraggiosa decisione, come quella di mollare al loro destino i fratelli coltelli del suo partito forse anche lei, insieme alle istituzioni piene e strapiene di gente che dice una cosa e ne fa un’altra, guadagnere e farebbe guadagnare credibilità.

Finché purtroppo i nostri politici si incazzeranno sui social, con frasi anche apparentemente debordanti buon senso e buonissime intenzioni (mi chiedo perché buono non abbia il superlativo in errimo), e si incazzeranno meno in aula; finché saranno schiavi di patti di partito che gli impediscono di trasformare in azione coerente il loro pensiero; finché insomma volgarmente continueranno in pensieri e parole a dare vita a questa politica cialtrona, inguardabile, impresentabile, inefficiente, inutile e buona solo a fomentare malcontento e, oltre a far rispettare le leggi nel momento preciso in cui qualcuno le trasgredisce, prendessero decisioni realmente mirate al miglioramento di questo popolo col quale si riempiono la bocca, non possono aspettarsi niente di buono e gli estremismi, tutti gli estremismi, troveranno terreno fertile nella loro superficiale attitudine all’andrà tutto bene perché qua ci sono io. E’ possibile che dal Viminale non arrivi una nota che comunichi la posizione di quel Ministero rispetto all’annunciata manifestazione degli ultras fascisti del 6 giugno? E’ possibile che di frotne all’orribile recrudescenza di tutti i fenomeni fascisti possibili non si abbia nessuna reazione da parte di quasi nessuno dei politici in Parlamento quasi volessero far passare tutto sotto silenzio?

O sono tutti troppo impegnati a stare sui social? Sono domande. Qualora ci giungessero risposte le pubblicheremmo con piacere. Certo, qualora arrivassero…

 

(3 giugno 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 




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