Ospitavano e minacciavano una famiglia di clandestini macedoni. Titolari di un’azienda agricola accusati di caporalato

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di Redazione, #Bologna twitter@bolognanewsgaia #Cronaca

 

La scorsa settimana il personale del locale Ufficio Stranieri effettuava una verifica circa la situazione abitativa e lavorativa di una famiglia di macedoni, marito e moglie di circa 40 anni con due figlie minori di 7 e 10 anni, in relazione alla loro richiesta di ottenere un permesso di soggiorno per l’assistenza delle due figlie minori nate in Italia.

Il padre risultava essere stato dipendente presso un’azienda agricola locale, ma successivamente non era più riuscito ad ottenere il permesso di soggiorno per lavoro a causa della mancanza di reddito.
Il dubbio sorto negli operatori era che i suddetti stranieri, pur non essendo in regola con la normativa riguardante il soggiorno ed il lavoro degli stranieri in Italia, fossero stabilmente ancora impiegati nell’azienda agricola.
Sono bastati infatti pochi servizi di appostamento per rilevare che l’uomo era solito essere impiegato sia in campagna che presso un negozio di rivendita di frutta e verdura sempre intestato all’azienda agricola.

Assieme al personale dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Bologna, è stato effettuato un controllo presso l’attività commerciale, dove in effetti è stato trovato il cittadino macedone intento a lavorare; il controllo è stato poi effettuato anche presso l’abitazione dei titolari dell’azienda agricola, riscontrando che il nucleo familiare dei macedoni, nonostante fosse stata dichiarata la loro presenza nell’abitazione, veniva fatto dormire in un garage privo di riscaldamento.
I primi accertamenti hanno riscontrato che anche la donna veniva impiegata sia nei lavori agricoli che come domestica e anche come badante, sempre senza osservare nessuna prescrizione di legge, e che il loro stato di clandestinità era dovuto dal mancato pagamento sia degli stipendi che dei contributi da parte dell’azienda agricola; infatti ai due stranieri venivano complessivamente elargiti mensilmente solo poche centinaia di euro, circa 500/600, a fronte di un lavoro quotidiano di svariate ore.

I coniugi erano sottoposti ad una vera e propria vessazione psicologica, in quanto erano stati minacciati che nel caso fosse emersa la loro condizione; in prima battuta gli sarebbero state tolte le figlie, inoltre, sarebbero stati immediatamente perseguiti dalla polizia in quanto clandestini. Questo aveva causato una sudditanza psicologica nella coppia di macedoni che gli aveva impedito di chiedere aiuto alle istituzioni.

I titolari dell’azienda agricola sono stati perseguiti ai sensi dell’art.22 comma 12 del D.L. 286/98, aggravato dal art. 603 bis del Codice Penale (Caporalato), e l’attività commerciale veniva temporaneamente sospesa.
In accordo con il locale Asp. e tramite la collaborazione dell’Associazione Trama di Terre e della Caritas, la famiglia di macedoni è ststa ospitata in apposite strutture.

 

 

(20 dicembre 2019)

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