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Comune di Bologna: proteggere e rispettare gli anziani

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di Redazione #Bologna twitter@bolognanewsgaia #Sociale

 

Il Consiglio comunale di Bologna si è riunito in seduta solenne in occasione della Giornata Mondiale contro gli abusi sulle persone anziane. Di seguito l’intervento dell’assessore comunale a sanità e welfare, Giuliano Barigazzi.

“Con il termine violenza non si devono intendere solo gli abusi evidenti, come le percosse e la violenza fisica, ma anche la trascuratezza grave, il maltrattamento psicologico ed emotivo, lo sfruttamento economico. Se la violenza è sempre da condannare, come mi pare ovvio in qualsiasi ambito, quella diretta contro gli indifesi lede i più elementari principi di umanità.
L’aumento di durata della vita e le mutate condizioni sociali disegnano dei profili di esistenza nuovi rispetto al passato e ci consegnano delle nuove sfide. Molti anziani vivono soli e sono sempre più esposti a violenze e abusi di vario tipo, come si legge quotidianamente sulla stampa. A una semplice riflessione di carattere direi quasi storico-etico che implementi il dato di cronaca, andrebbe ricordato che nelle società rurali, come era la nostra di inizio Novecento, la figura dell’anziano era inserita organicamente, più di oggi, all’interno della famiglia e costituiva un punto di responsabilità e di riferimento: cioè assumeva un ruolo sapienziale. Ciò era legato anche alle modalità trasmissive della conoscenza che prevedevano un apprendimento da padre a figlio.
Nel corso del tempo la situazione è profondamente mutata: penso alla scolarizzazione diffusa, all’immediato accesso al sapere che ormai ci assicurano gli ambienti digitali. Sul fronte sociale, la mutazione della famiglia ha introdotto da un lato ambiti idealmente allargati, dall’altro modelli numericamente ridotti che si spingono fino alla monocomposizione.
Uno dei risvolti negativi di questi processi, che invece hanno avuto naturalmente aspetti largamente positivi per la nostra società, è che l’anziano viene privato in parte della sua funzione storica e rischia l’isolamento, quando non l’emarginazione.
Quindi a una pesante crisi di profilo si associa il rischio di finire bersaglio di un’aggressività crescente, come purtroppo leggiamo ogni volta. E questo mentre la capacità difensiva dell’individuo inevitabilmente decresce.
L’abuso verso l’anziano è quindi un fenomeno che, a causa dell’andamento anche demografico in atto, è destinato ad aumentare. Si tratta di un problema spesso trascurato, sottovalutato, perché difficilmente individuabile e di conseguenza anche scarsamente denunciato.
Non sottovaluterei questi aspetti. I motivi sono diversi, poiché molti segni rivelatori sono tenui in quell’accezione di abuso e violenza che dicevo, e spesso la vittima è poco propensa o incapace di esporre l’abuso. Le vittime possono tacere per la vergogna, per la paura di rappresaglie, quando sono all’interno di strutture private o anche pubbliche, e il desiderio di proteggere l’autore da un altro punto di vista. Spesso lo stesso operatore stenta a riconoscere il sopruso. A volte l’isolamento sociale delle vittime anziane rende difficile scoprire le prevaricazioni che, oltre a colpirle, le recludono spesso in un circuito segregante.
L’abuso nei confronti degli anziani rappresenta, e probabilmente la giornata mondiale lo testimonia, un problema di salute pubblica, di benessere pubblica, oltre che un reato penale, ed è una questione sociale globale che riguarda la salute e i diritti di milioni di persone in tutto il mondo. E’ un problema che merita l’attenzione della comunità internazionale così come è stato, ma anche e soprattutto della nostra.
Credo, ed espongo alcune brevi riflessioni finali, che si debba puntare verso un cambiamento di mentalità che ostacoli l’emarginazione degli anziani e promuova la loro sicurezza, coinvolgendoli in più ampie reti sociali. Credo che noi dobbiamo costruire quello che chiamiamo, e che sempre di più pratichiamo, welfare di comunità, perché solo all’interno della costruzione di un welfare dove tutti i soggetti vengono chiamati a svolgere un ruolo e a creare reti sociali, possano essere davvero implementate strategie affinché appunto le persone anziane, deboli o indifese, possano trovare di nuovo un ruolo, opportunità ma anche protezione e sicurezza, e anche orizzonti di senso all’interno e nello svolgimento di questa parte della loro vita.
Molte strategie sono state implementate da noi, in Europa, in Italia, per prevenire l’abuso verso gli anziani, dalle semplici campagne di sensibilizzazione pubbliche e professionali, che comunque sono molto importanti, agli interventi di sostegno al caregiver che sono sicuramente da implementare in maniera particolare, a politiche di assistenza residenziale per definire e migliorare gli standard di cura, alle attività per evitare l’isolamento ma tutto questo a mio parere si caratterizza proprio nella costruzione delle reti sociali. Non c’è solo un soggetto pubblico che deve occuparsi di questo, ma deve diventare linguaggio, cultura, un’idea che informa tutta la società nella quale i soggetti si sentono di aderire, di promuoverlo e si sentono altrettanto responsabili di portare il proprio pezzo nell’ambito generale.
In questo contesto voglio ricordare, perché è una cosa recentissima, e risulta particolarmente accurata e attuale “La Carta dei diritti responsabili delle persone anziane fragili”, presentata lo scorso mese in Città Metropolitana, frutto di un tenace percorso di lavoro condotto da un gruppo interistituzionale composto da rappresentanti delle istituzioni pubbliche e di forme organizzate della società civile. In essa vengono illustrati i diritti fondamentali per assicurare una buona qualità di vita alla persona anziana che vive condizioni di fragilità. Un intero articolo, il numero 9, è dedicato al Diritto alla tutela, protezione e salvaguardia delle persone anziane.
La Carta è uno stimolo sia per verificare alcune “cristallizzazioni” che spesso si verificano nell’offerta e nell’organizzazione dei servizi, ma soprattutto per incentivare la ricerca di nuove modalità di intervento, in un ambito di sempre maggiore collaborazione fra pubblico, privato sociale e comunità tutta, al fine di assicurare nel tempo un sistema sostenibile anche sotto il profilo sociale ed economico.
L’auspicio è che questa Carta dei diritti responsabili delle persone anziane fragili possa essere un utile strumento di lavoro sia per gli addetti del settore, sia per la popolazione contribuire alla diffusione di quella che dicevamo deve essere una cultura sempre più rispettosa e attenta alla persona anziana, soprattutto se fragile.
In questo quadro, la lotta all’abuso verso l’anziano a mio parere non è solo un elemento di sicurezza sociale, ma diventa il recupero di una dignità che va oltre il singolo individuo. Oserei dire: è riappropriarsi di un elemento fondante di civiltà.
Ed è per questo che voglio concludere dicendo che se è vero, come diceva Marco Tullio Cicerone, che “biologicamente”, “la vecchiaia è il compimento della vita, l’ultimo atto della commedia”, è altresì vero che abbiamo oggi molti strumenti perché possa essere vissuta con fiducia, con dignità, riconoscendo nell’altro, nella persona sola, debole e indifesa, il rispetto di se stessi, riaffermando quell’elemento di giustizia sociale cui le istituzioni devono costantemente ispirarsi”.

 

 

 

 

(14 giugno 2019)

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