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Giornata della Memoria a Teatri di Vita #Inscena “Rosa Winkel (Triangolo rosa)” di Lenz. Il 30 gennaio

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di Redazione #Bologna twitter@gaiaitaliacomlo #TeatridiVita

 

 

Nei lager nazisti gli omosessuali erano costretti a indossare un triangolo rosa. La persecuzione in nome dell’integrità della razza ariana non risparmiò nessuno, neanche un campione sportivo come il mezzofondista Otto Peltzer, che fu arrestato e recluso a Mauthausen per la sua omosessualità. A rievocare quelle persecuzioni che trasformavano l’omofobia in deportazione e sterminio è uno spettacolo visionario e coinvolgente: “Rosa Winkel (Triangoli rosa)” di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. In scena Valentina Barbarini, Adriano Engelbrecht, Roberto Riseri, Davide Rocchi; musiche di Andrea Azzali. L’appuntamento è a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; info: www.teatridivita.it; 333.4666333) in occasione della Giornata della Memoria, mercoledì 30 gennaio alle ore 21 (posti limitati).

Lo spettacolo, è prodotto da Lenz Fondazione in collaborazione con l’ISREC – Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma, con il patrocinio di Arcigay Associazione LGBTI+ Italiana. Il Progetto Permanente Resistenza e Olocausto di Lenz Fondazione è realizzato con il sostegno di MiBAC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma Teatro.

“Rosa Winkel (Triangolo rosa)” è inserito nella stagione di Teatri di Vita “Recito di cittadinanza”, realizzata in convenzione con il Comune di Bologna, con il contributo della Regione Emilia Romagna, e con il sostegno di Fondazione del Monte e Fondazione Carisbo.

In occasione della Giornata della memoria, ricordiamo una delle persecuzioni del nazismo, ma che tuttora in diversi Paesi del mondo continuano a perpetuarsi: lo sterminio degli omosessuali, che si affiancò a quello di ebrei, rom, portatori di handicap e oppositori del regime. A distinguere gli omosessuali dagli altri prigionieri era, nel caso degli uomini, un triangolo rosa cucito sulla divisa all’altezza del petto; nel caso delle donne, un triangolo nero. Si stima che gli omosessuali internati nei lager siano stati almeno 50.000.

Lenz entra nella Storia e nelle ambiguità di questo tema scegliendo un personaggio esemplare, realmente esistito: Otto Peltzer, uno dei più grandi mezzofondisti della storia, campione della retorica tedesca per lo sport, ma arrestato e recluso a Mauthausen per la sua omosessualità, fino al maggio del 1945, quando gli americani lo liberarono. Ma Otto non verrà riabilitato neanche nella Germania post nazista: il “peccato” dell’omosessualità lo perseguiterà anche nella Germania democratica. La sua biografia si intreccia con l’evocazione del mito atletico, con uno spirito teatrale visionario e avvolgente che coinvolge gli spettatori.

Lo spazio di “Rosa Winkel” è ripartito in sequenze modulari variabili formate da sedici armadietti metallici, che costituiscono il luogo della duplice dimensione insita nello spogliarsi: lo smascheramento, la liberazione dall’involucro esteriore e al contempo il denudamento, inteso come perdita di identità, azzeramento dell’unicità e della differenza. Si intende così ‘figurare’ la doppia dinamica su cui si muove la drammaturgia: la pienezza corporea della identità omosessuale dell’atleta e la secchezza identitaria del corpo dell’internato, privato nel campo di sterminio di ogni segno sessuale. (Maria Federica Maestri)

Fondata nel 1986 con il nome di Lenz Rifrazioni, la compagnia Lenz Fondazione realizza a Parma un complesso progetto di creazioni performative e visuali contemporanee, e di coproduzioni musicali e teatrali realizzate in collaborazione con istituzioni territoriali, nazionali ed internazionali, di pratiche laboratoriali integrate rivolte a persone con disabilità psichica, intellettiva, sensoriale. Nel panorama teatrale contemporaneo i Lenz, con la loro grammatica scenica-installativa, la rigorosa pratica artistica, l’esclusivo linguaggio estetico, il radicale senso espressivo, rappresentano una compagine unica, per la quale la parola “ricerca” continua ad essere motore della loro visione, spesso nutrita delle parole di autori come Büchner, Hölderlin, Dostoevskij, Goethe, Dante, Virgilio (in due lavori presentati a Teatri di Vita nel 2012).

 

 





(23 gennaio 2019)

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