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A Teatri di Vita #Inscena “La Ianara” con Elisabetta Aloia, dal 23 al 25 novembre

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di Redazione #Bologna twitter@gaiaitaliacomlo #Teatro

 

Qual è il destino di una strega? Una strega che è prima di tutto una donna, cresciuta sui monti dell’Irpinia, dove da secoli si tramanda la leggenda delle temibili “ianare”? A raccontare questa storia di donna che affonda le radici nella tradizione etnica di quel suggestivo scorcio della Campania è Licia Giaquinto in un romanzo che oggi diventa spettacolo. A portare in scena “La ianara” è Elisabetta Aloia, che sarà in scena a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; info: www.teatridivita.it; 333.4666333) dal 23 al 25 novembre (venerdì ore 21, sabato ore 20, domenica ore 17). La produzione è del Centro Diaghilev.

Dopo la replica di domenica, è previsto un incontro con l’autrice e l’attrice.

Lo spettacolo è inserito nella stagione di Teatri di Vita “Femminile tangenziale”, realizzata in convenzione con il Comune di Bologna, con il contributo della Regione Emilia Romagna, e con il sostegno di Fondazione del Monte e Fondazione Carisbo.

Adelina ha un destino segnato: quello di diventare una ianara, la leggendaria strega dell’Irpinia, come sua madre, come sua nonna. Al pari di loro, sarà in grado di attraversare ogni porta, anche quella che separa la vita dalla morte. E sarà dannata. Vivrà sui monti come una bestia selvatica; gli uomini e le donne verranno a supplicarla di aiutarli quando avranno bisogno di curarsi, di vendicarsi, o di liberarsi di un figlio non voluto, e la schiveranno come la peste se oserà avvicinarsi alle loro case. Per sfuggire al suo destino Adelina attraverserà paesi, boschi e campagne, finché non giungerà in vista di un grande e magnifico palazzo: vi entrerà come l’ultima delle sguattere e servirà e accudirà con assoluta, cieca fedeltà il signore di quel luogo.

La lingua asciutta, potente, evocativa del romanzo di Licia Giaquinto approda sulla scena, dove il mondo arcaico rievocato dalla scrittrice è raccontato dalla voce di Elisabetta Aloia. Un viaggio nei misteri antichi dei paesaggi impervi dell’Irpinia, che è anche la storia di una donna che fa i conti con la sua identità e il suo ruolo sociale.

Licia Giaquinto, hai mai conosciuto una ianara? Se ne parlava, quando eri bambina o non la si nominava? Quali sensazioni ti ha trasmesso e cosa ti è rimasto?

In un paese come quello in cui sono vissuta, le ianare non erano figure fantastiche, ma reali. Io ne ho conosciute. Mi hanno sempre affascinata. Vivevano ai margini, non rispettavano nessuna regola, si accoppiavano con chi volevano, erano sfrontate, non andavano in chiesa, sapevano guarire, facevano aborti. Si diceva che di notte si accoppiassero con il diavolo. E anche questo per me era affascinante.

Adelina, la protagonista, ha un destino segnato. Diventerà ianara come sua madre , come sua nonna. E sarà dannata. È per sfuggire a questa sorte che lascerà ogni cosa e vagherà per campi e paesi finchè arriverà al palazzo del conte. Lì diventerà l’ultima delle sguattere: «Fa tutto quello che le chiedono di fare senza mai pretendere niente da nessuno, fosse anche la più umile delle serve». Il personaggio colpisce per questa sua capacità di celare la sua eccezionalità sia di vissuto che di sensibilità, adattandosi alla quotidianità di serva.

Adelina è un essere straordinario. Tutto ciò che interessa gli altri non la tocca. Può essere serva o padrona, indifferentemente. Lei è protesa verso un unico scopo, il compimento del suo nuovo destino, che la porterà per quarant’anni ad essere la folle custode della follia del conte, in un palazzo abbandonato da tutti, dopo che un susseguirsi di morti tragiche hanno gettato su di esso l’ombra nera del maleficio.

(intervista di Marilù Oliva su Carmilla on Line in occasione dell’uscita del romanzo)

Licia Giaquinto è nata e cresciuta in Irpinia, e vive oggi a Bologna. Laureata in lingue, ha vissuto a Parigi facendo diversi lavori. Ha scritto poesie, testi teatrali e tre romanzi: “Fa così anche il lupo” (1993), “E’ successo così” (2000), “Cuori di Nebbia” (2007).

Elisabetta Aloia, diplomata al Cut di Perugia-Teatro Stabile dell’Umbria, ha lavorato tra gli altri con Fibre Paralle, Teatro di Ariele, Teatro delle Rose, Teatroinsieme, Altradanza e Centro Diaghilev. Ha partecipa allo spettacolo “La città invisibile” con la regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi per i Cantieri dell’Immaginario 2013.

 





 

(19 novembre 2018)

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