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74ª Mostra Internazionale di Arte Cinematografica: Paolo Virzì e Stephen Frears

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di Emilio Campanella, #Venezia74

 

The Leisure Seekers (Ella e John), di Paolo Virzì, in concorso. Una seconda fuga, dopo quella delle pazzerelle meravigliose di La pazza gioia, ci racconta, Paolo Virzì, in questo suo film di ambientazione americana, ma che non manca delle qualità precipue del suo cinema. Chi fugge in questa occasione, sono sue anziani coniugi dalla salute molto compromessa: John (Donald Sutherland, di una simpatia travolgente, affascinante parlatore, tenero, fragile, caparbio, capriccioso, sperduto… perfetto ed impagabile), ex professore di letteratura, molto amato e stimato, che sta cadendo nel baratro del morbo di Alzheimer ed Ella (Helen Mirren, magnifica donna forte sino alla fine), malata di cancro, praticamente terminale. Un altro magnifico film “on the road” per un’ultima vacanza, lasciandosi alle spalle terapie, medici, ospedali, cliniche, ospizi per anziani paventati come i collegi, dai ragazzi di una volta.

Dopo la prima proiezione per la stampa, ho sentito lamentarsi della durata, forse della lentezza, siccome il film dura 112 minuti, non certo eccessivi, ma forse la lentezza che percepiamo è voluta e corrisponde ai ritmi della morte, abbiamo il coraggio di dirlo, per quanto Ella e John siano vitali e straordinariamente capaci di assaporare ogni momento di questa loro ultima vacanza insieme. Ovviamente i figli sono terrorizzati da quello che potrebbe accadere, e non hanno torto, infatti questi strepitosi “vecchi pazzi” di rischi ne corrono non pochi, ma si sa, come si dice, c’è sempre un santo per gli incoscienti, ed il viaggio picaresco prevede molteplici episodi divertenti e drammatici, situazioni anche molto rischiose dalle quali i due riescono a sfuggire, anche grazie alla grande intesa, la stima reciproca, l’amore profondo che li lega. Si sostengono a vicenda nei momenti, molti bisogna dire, di difficoltà. Quando lei si sente male, lui si riscuote dalle sue fantasticherie in un mondo di decenni prima; quando lui si perde, lei lo aiuta a ritrovare la strada, le parole, le frasi, i nomi. La tragedia più grande è rendersi conto che una mente brillante, una persona colta, intelligente, spiritosa si riduca a balbettare frasi di cui ricerca il senso… Ma poi ci sono i “miracoli”, basta una mezza parola suggerita, ed ecco alzarsi il velario sullo splendore di una magnifica lezione di letteratura incentrata su Hemingway, grande passione dell’anziano docente che intavola lunghi discorsi (come con la camerierina nera bellissima che gli suggerisce una frase dimenticata de “Il vecchio e il mare”, felicissima di dirgli di aver dato la sua tesi su quel testo, o l’ex studentessa casualmente incontrata, di cui ricorda, a decenni di distanza, curriculum accademico, nome, cognome e qualità di studentessa intelligente e devota).

Se si può fare un appunto al film è, forse, di aver inserito una crisi coniugale semidimenticata e riaffiorata per la confusione di John, però questo porta ad un episodio di grande importanza in sottofinale, quindi, forse ha una sua utilità nell’economia del racconto; peraltro i due anziani coniugi che al campeggio, fuori del loro camper, guardano vecchie diapositive, tecnica che lei utilizza per tenerlo agganciato alla realtà, incuriosisce i vicini, affettuosamente molto interessati ad un mondo che non hanno conosciuto.. .ma questo porterà anche a qualche piccola resa dei conti, poi superata brillantemente, come si dice. Un lungo applauso ha accompagnato le immagini durante i titoli di coda.

Una pausa sotto un sole quasi caldo, dopo una mattinata grigia e molto fresca e due passi guardando chi si apprestava a passare la giornata appoggiato alla recinzione del tappeto rosso, fra ombrellini colorati, che dopo la pioggia, sarebbero serviti a proteggere dai raggi di un sole ancora estivo, coloro che si apprestavano ad ammirare i protagonisti della passerella, di là a qualche ora.

Rientrati nella sala Darsena ci si apprestava ad assistere alla proiezione di Victoria & Abdul, di Stephen Frears, fuori concorso. Diciamo subito che la protagonista, Judy Dench, quasi sempre al centro dello schermo, vale da sola la visione di un film, peraltro, diciamocelo, non proprio utilissimo, siccome riflessioni sul potere, sulla solitudine dei potenti, sulla presenza incombente delle corti, sugli obblighi, l’etichetta e tutto il resto, ne abbiamo visti molti, e lo stesso Frears ha detto cose ben più forti ed importanti. Qui sembra un po’ di essere ritornati ai tempi in cui il cinema inglese veniva liquidato come: ben fatto.

Certo è sempre l’opera di un grande regista, e con momenti notevoli, come il primo sguardo fra la regina ed il giovane indiano (Ali Fazal), ma non sono moltissimi, ed alla lunga ci si stanca un po’ di tanta accuratezza formale un po’ fine a se stessa.

 

 

 




 

(4 settembre 2017)

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