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Indagine sul sessismo nell’Italia contemporanea nel docufilm di Hofer e Ragazzi “Dicktatorship”. A Bologna, Teatri di Vita il 26 luglio 2020

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di Redazione #Bologna twitter@bolognanewsgaia #TeatridiVita

 

Com’è possibile essere un uomo progressista e, al tempo stesso, maschilista? Incredibile ma vero, come scoprono Gustav Hofer e Luca Ragazzi nella loro nuova inchiesta sulla società italiana contemporanea, “Dicktatorship – Fallo e basta”, viaggio nel sessismo del Belpaese, in programma al festival “Cuore d’Italia” domenica 26 luglio. La serata prevede anche la replica di due spettacoli teatrali: “I libri di Oz” di Fanny & Alexander, nel quale Chiara Lagani ci accompagna nei meandri della saga creata da L. Frank Baum, e l’anteprima della quarta tappa del progetto “Abracadabra – Incantesimi di Mario Mieli” di Irene Serini, che si addentra nel pensiero dell’intellettuale e attivista gay degli anni 70. Prosegue inoltre l’installazione di “arte tessile” di Susanna Cati intitolata “Il muro che vorrei”. L’appuntamento è a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; www.teatridivita.it; app scaricabile dal sito). Il festival “Cuore d’Italia” rientra nel festival “Bologna Estate 2020” del Comune di Bologna, ed è sostenuto con il contributo della Regione Emilia Romagna e della Fondazione del Monte.

Dicktatorship – Fallo e basta (Italia 2019, 85’), regia Gustav Hofer e Luca Ragazzi. Viaggio nel sessismo incarnato nel DNA del nostro Paese, in compagnia di Gustav e Luca, che tornano ad attraversare le contraddizioni italiane con il loro ormai caratteristico stile di graffiante ironia (che a Teatri di Vita abbiamo già visto alcuni anni fa nel film Improvvisamente l’inverno scorso). Tutto nasce da un classico momento della loro vita di coppia. Un giorno, a colazione, una battuta infelice rischia di mettere in crisi il loro rapporto: possibile che Gustav non si sia mai reso conto che Luca è un maschilista? E come mai anche un uomo progressista come Luca è capace di atteggiamenti sessisti senza neanche accorgersene? La discussione è il pretesto per iniziare un’analisi puntuale del loro – e nostro – Paese. Eccoci così sulle tracce di probabili raduni per “uomini veri”, esperimenti scientifici rivelatori… Incontrando diversi esperti nel campo della sociologia, della scienza, delle arti e persino del porno, provando ad orientarsi nell’intricato mondo dei rapporti di potere tra uomo e donna, Gustav e Luca guidano lo spettatore in un viaggio caleidoscopico e a tratti esilarante che li porterà a una conclusione inevitabile: sono gli uomini a dover cambiare, perché le donne, a quanto pare, lo hanno fatto già da tempo.

I libri di Oz di e con Chiara Lagani, testi di Frank Baum tradotti da Chiara Lagani per I Millenni di Einaudi, illustrazioni Mara Cerri, animazioni video e regia Luigi De Angelis, produzione Elastica, E/Fanny & Alexander. Dopo Il meraviglioso mago di Oz, Baum scrisse altri tredici romanzi ambientati nello stesso mondo, con la piccola Dorothy e i suoi vecchi amici, ai quali se ne aggiungono via via di nuovi non meno bizzarri e simpatici, come Testadizucca, lo Scarasaggio Sommamente Eccessivo, la gallina Billina, la Tigre Famelica, l’automa Tic-Toc che pensa e parla solo se caricato a molla, e tanti altri. I romanzi successivi, sebbene poco o nulla conosciuti in Italia, non sono affatto inferiori al capostipite. Chiara Lagani, fondatrice della compagnia teatrale Fanny & Alexander, negli anni scorsi ha messo in scena un ciclo di spettacoli tratti dai libri di Oz: ora, per i Millenni di Einaudi, ha tradotto e antologizzato i quattordici romanzi, ha scritto i collegamenti tra un episodio e l’altro per dare le informazioni necessarie sulle parti tagliate, ha corredato il volume di brevi note che mettono in luce ulteriori riferimenti tra i vari racconti. In collaborazione con lei, Mara Cerri ha realizzato una serie di disegni a colori e in bianco e nero che accompagnano le storie di Dorothy e dei suoi soci. Il recital porta lo spettatore a percorrere idealmente lo spirito del ciclo dei libri di Oz, passando da un romanzo all’altro come se fossero i capitoli di un’unica grande storia che è stata oggetto delle più svariate interpretazioni, da quelle politiche a quelle religiose, gnostiche, psicanalitiche… Ad ogni appuntamento è previsto un ospite sollecitatore di questioni sempre diverse: i libri di Oz sono una piccola enciclopedia di temi celebri. Si potrà di volta in volta parlare di mito, di storia, di sistemi politici e costituzioni fantastiche, di giochi di parola, dei cervelli e dei cuori celebri della storia, di utopie, della fascinazione per la tecnologia e la scienza, di femminismo…

Abracadabra – incantesimi di Mario Mieli [studio #4]. Il Regno della Libertà ideato, prodotto e messo in scena da Irene Serini, Caterina Simonelli, Anna Resmini, Christian Tubito, Maurizio Guagnetti, IF Prana. Mario Mieli ha attraversato gli anni 70 da attivista omosessuale, da intellettuale, da scrittore, da performer, perfino da alchimista… Un prisma ricco di sfaccettature che riflette il suo pensiero di liberazione sessuale: “tutti gli uomini sono donne e tutte le donne sono uomini”. Con il suo “Elementi di critica omosessuale” ha dato il via anche in Italia ai “gender studies”, ma è impossibile relegare il fondatore del pensiero transessuale a una sola identità. Il percorso di indagine di Irene Serini, iniziato nel 2017, nella vita nell’opera di Mario Mieli (di cui Teatri di Vita ha accolto l’anno scorso il terzo studio), arriva a una nuova tappa: il quarto studio, che viene presentanto per la prima volta al pubblico in questa occasione. Nel quarto studio, si passa dalla rivoluzione all’analisi. Dall’empatia di un discorso sul genere che indaga l’intimità di ognuno di noi, alla difficoltà di analizzare un discorso di genere scoprendone i legami con la politica  e l’economia. Anche in questo caso non si tratterà di un lavoro biografico, e non si farà una lezione di filosofia o di economia. Giocheremo col pensiero di Mario Mieli, sviluppandolo in una dimensione contemporanea. Ci chiederemo quali siano le conseguenze della divisione tra maschile e femminile, cercheremo di scoprire insieme se e come la divisione di genere serva a sostenere il sistema politico ed economico in cui viviamo, che tanto s’impegna  a sostenere la nostra libertà.

Susanna Cati è la quarta protagonista della rassegna di “fiber art” di questo festival. Dal 1996, aprendo il suo atelier, ha dato inizio alla progettazione e realizzazione di tappeti etnici tessili su suo disegno, e all’ideazione di complementi d’arredo. Numerose le mostre a cui partecipa, da Napoli a Milano, da Londra a San Pietroburgo. Nel Parco dei Pini ha creato l’installazione “Il muro che vorrei”: “Vorrei un muro dove poter immaginare… un muro su cui  poter tracciare storie di foglie, fiori e cose mie. Un muro di fragili fili, fatto di infiniti intrecci. Vorrei un muro leggero, e tutto aperto per attraversarlo di giorno e di sera, che mi racconti storie felici. Nessun muro però nel cuore e nella mente”.

 

(25 luglio 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 




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