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Teatri di Vita, presentata la Stagione 2019 | 2020 al via il 19 ottobre

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di Redazione #Bologna twitter@bolognanewsgaia #TeatridiVita

 

Il titolo della stagione riprende una delle canzoni più note: “Memories are made of this”. Il programma ottobre-dicembre 2019 di Teatri di Vita è infatti un viaggio nelle memorie, fatte di tante cose, come ci ricorda il brano musicale interpretato da numerosi cantanti prima di approdare al cinema con “Veronika Voss” di Fassbinder.

Molti i protagonisti della stagione, dai Têtes de Bois, in un concerto-spettacolo sulle tracce della Storia e dei lager nazisti, alla campionessa sportiva Fiona May al suo debutto teatrale con il classico “Maratona di New York”. La memoria si declina in modo personale con l’autobiografia artistica di Michela Lucenti e Balletto Civile, o con la grande cronaca italiana sul massacro del Circeo portato in scena dal Teatro delle Donne. Anagoor, una delle formazioni di punta del nuovo teatro italiano, approda a Bologna con un testo di Pasolini, “L’italiano è ladro”, mentre il grande scrittore giapponese Murakami è l’ispiratore di “Kafka sulla spiaggia”, portato in scena dal “hip hop theater” della DaCruDanceCompany. Completano la stagione due produzioni di Teatri di Vita dirette da Andrea Adriatico: “La maschia” di Claire Dowie e la nuova edizione di “Biglietti da camere separate”, tratto dal romanzo di Tondelli “Camere separate” a trent’anni dalla sua pubblicazione.

E proprio ai 30 anni dal fatidico 1989 della caduta del Muro di Berlino e della “svolta della Bolognina” che trasformò il panorama politico italiano, è dedicata la prima tappa del progetto internazionale “Maremuro” realizzato da Teatri di Vita con Initiative Grentzen-los / Theater X (Berlino) e CODE Partners (Scutari), nell’ambito del programma “Creative Europe Culture” dell’Unione Europea. Un percorso fra teatro, parole e cinema che si svilupperà nel corso del 2020 e che già mette a fuoco i primi temi con la serata-evento “Classe 1989”, dove saranno intrecciate la memoria del 1989 e le emergenze attuali.

La stagione “Memories are made of this” è a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; info: www.teatridivita.it, 333.4666333) e si inaugura con lo spettacolo-concerto “La fisarmonica verde” di Andrea Satta (Têtes de Bois) sabato 19 ottobre 2019, alle ore 20: viaggio personale e politico nella memoria del padre internato in un lager nazista.

La stagione di Teatri di Vita è realizzata in convenzione con il Comune di Bologna e con il contributo della Regione Emilia Romagna, della Fondazione del Monte e della Fondazione Carisbo.

Il programma:

sabato 19 ottobre (ore 20)
La fisarmonica verde
di e con Andrea Satta
al pianoforte Angelo Pelini
regia Ulderico Pesce
musiche Têtes de Bois
produzione Têtes de Bois

Una fisarmonica verde smeraldo, un cappotto russo, la denuncia di una strage in un lager nel 1945, e una manciata di 45 giri di canzoni degli anni 60. Un vero rebus che accompagna un figlio alla scoperta della storia segreta del padre dopo la sua morte. Un viaggio di scoperte ed emozioni, dalla Sardegna alla Germania e oltre. La fisarmonica verde racconta la seconda Guerra Mondiale attraverso il recupero del rapporto tra un padre, Gavino “Esse”, di origine sarda, che è stato internato in un campo di concentramento in Germania, e il figlio Andrea che, mosso dal desiderio di capire il padre, cerca, dopo la sua morte, di ricostruire i momenti salienti della vita in base agli oggetti ritrovati.

Una storia vera, la storia di un uomo normale, mica un eroe. Uno che partì in guerra perché si doveva partire e che tornò anche se era difficile tornare e, tra andare e svenire, ingoiò momenti di tragedia assoluta e sputò straordinario coraggio. Andrea, tra gli oggetti, scopre un documento firmato da suo padre e da altri soldati internati politici del campo di concentramento di Lengenfeld. E’ la denuncia di una vera e propria strage commessa da Joseph Hartmann quando decise il 14 aprile 1945, di chiudere in una baracca di legno un centinaio di internati politici. Lengenfeld è il nome del campo nazista in cui Gavino “Esse” ha trascorso due anni della sua vita come prigioniero politico internato militare (furono oltre 600.000 gli italiani a cui toccò questa sorte). Quel documento spinge Andrea a sapere di più. Decide allora di andare a visitare i luoghi di origine di Gavino: Luogosanto, la Gallura… la Sardegna. I ricordi diventano più precisi, i racconti della guerra più chiari. Veramente un’avventura incredibile, quella di uomo normale.

La canzone Lengenfeld è il tema sonoro dello spettacolo che parla di diritti umani attraverso un racconto dal vero.

Andrea Satta è il cantante dei Têtes de Bois e, ogni giorno, fa il pediatra nella periferia romana. Questo mondo di cose concrete, bellissime, a volte difficili, gli ha consentito di mantenere un rapporto con la vita reale che ne caratterizza l’opera e la fantasia.

Nasce in una famiglia numerosa, soprattutto di sorelle. Il padre, sardo e scampato al campo di concentramento nazista, è professore di francese. Matura una grande passione per i poeti e gli chansonnier francesi, in particolare per Leo Ferré, studia canto, si iscrive a Medicina e nel 1992 fonda i Têtes de Bois. A partire dalla sua passione per la bicicletta, Andrea Satta ha messo a punto il primo eco-spettacolo al mondo sulle due ruote alimentato a pedali, il Palco a Pedali. Per la prima volta in assoluto l’energia elettrica che illumina il palco e lo fa suonare è generata da 128 spettatori volontari, che con le loro biciclette agganciate a uno speciale cavalletto collegato a una dinamo, pedalano per tutta la durata dello spettacolo producendo l’energia necessaria per sostenere l’intero concerto.

Assieme ai Têtes de Bois è stato premiato con la Targa Tenco nel 2002 con Ferré, l’amore e la rivolta, nel 2007 con Avanti Pop, e nel 2015 con Extra, le canzoni di Léo Ferré riarrangiate e tradotte in italiano. Con i Tetes de Bois ha inciso i seguenti dischi: E anche se non fosse amore (1994), Pezzi di ricambio (1997), Ferré, l’amore e la rivolta (2002), Pace e male (2004), Avanti pop (2007), Goodbike (2010), Mai di moda (2012), Extra (2014). Nel 2010 dalla canzone Alfonsina e la bici è stato realizzato un videoclip diretto da Agostino Ferrente, che ha come interpreti l’astrofisica Margherita Hack e il rapper Militant A (Assalti Frontali), e che ha vinto il premio speciale al P.I.V.I (Premio Italiano Videoclip Indipendente) 2010.

Sempre con i Tetes de Bois, nel 2009 ha fatto parte del cast e della colonna sonora del film Le ombre rosse di Citto Maselli. Di nuovo sul grande schermo nel 2011, con la sua band è autore delle musiche e interprete del film Passannante (regia di Sergio Colabona) e nel 2012 cura la colonna sonora del film Non mi avete convinto. Pietro Ingrao, un eretico di Filippo Vendemmiati, presentato al Festival di Venezia. Nel 2011 fa parte del cast della trasmissione televisiva Fratelli e sorelle d’Italia condotta da Veronica Pivetti su La7. E’ stato inviato al Giro d’Italia e al Tour de France per il Manifesto e l’Unità (dove aveva anche una rubrica settimanale: Dio è morto).

 

 

 

 

mercoledì 30 ottobre (ore 21)
Concerto fisico per azioni
con Michela Lucenti e Gianluca Pezzino
ideazione Michela Lucenti
assistente alla creazione Maurizio Camilli
drammaturgia del suono Tiziano Scali
disegno luci Stefano Mazzanti
produzione Balletto Civile
con il sostegno di UFO – Residenze d’arte non identificate
e di MiBAC

Uno spettacolo che ripercorre la storia di una compagnia ormai storica del teatro e della danza italiana attraverso frammenti di memoria per un “concerto”, a partire dal luogo originario di formazione, l’ex Ospedale psichiatrico di Trieste. Un “concerto fisico” che riattraversa Balletto Civile, fondato nel 2003 da Michela Lucenti, la sua forte ispirazione etica e la ricerca su un linguaggio totale dove il teatro, la danza e il canto originale interagiscono naturalmente.

“Ho sempre cantato negli spettacoli anche quando la mia danza era furiosa. Il corpo, i miei gesti sono la mappa di quello che sento e il canto è il mio veicolo per tenermi viva.

Concerto Fisico è una composizione per strumento fisico e vocale, un greatest hits sghembo e storto che non ha niente di nostalgico per raccontare la storia di un gruppo attraverso i racconti di cui si è fatto veicolo. Un juke-box che risveglia gli accenti emotivi di un ricordo che è ancora il presente, di come ci siamo trasformati, della sabbia da cui siamo emersi, delle Creature, dei cavalli di legno costruiti per Troia, degli estintori lanciati nel buio, del mare di latte dove Woyzeck e Andres parlano del vuoto, dell’urlo disperato di Desdemona, di cosa successe a Tebe, della Resistenza, della lotta e della Rivoluzione, di come alla fine gli Agnelli Cattivi siamo tutti noi, del pavimento specchiato e di una fune arancione, del potere e dei cappotti pesanti del 1918, di volpi impagliate e stagioni sessuali, della morte e di una brasiliana con il pennacchio verde, di un piccolo cane bianco, dei tabù, delle papere di plastica e degli acrobati kenioti, dei pompieri e dei preti, di un incidente e un autogrill, di una radio e una città sempre in fiamme, del perché delle cose. Poi tutto scompare, risucchiato negli sguardi, come non fosse mai esistito..

Concerto Fisico è un racconto musicale per azioni che ripercorre e ridisegna la storia di Balletto Civile, cioè la mia, la storia della mia compagnia. Che è stata fondata durante una lunga residenza artistica all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Udine, uno dei centri dove Basaglia ha rivoluzionato il concetto di pazzia. La mia arte è nata in quel luogo, isolati dal mondo e allo stesso tempo nel centro del suo fuoco bruciante” (Michela Lucenti).

Balletto Civile è un collettivo nomade di performers. Michela Lucenti dà vita nel 1995 a L’Impasto Comunità Teatrale Nomade, insieme ad Alessandro Berti. Nel 2003 fonda il progetto Balletto Civile per approfondire l’idea di un teatro totale privilegiando il canto dal vivo originale e il movimento fondato sulla relazione profonda tra gli interpreti. All’interno di quest’esperienza nascono numerosi spettacoli, anche su invito di festival prestigiosi come La Biennale di Venezia, oltre a numerosi progetti pedagogici in collaborazione con molte università. Nel giugno 2010 riceve il Premio Nazionale della Critica ANCT e nel 2011 il Premio Roma Danza.

 

mercoledì 6 novembre (ore 21)
Classe 1989
progetto di Teatri di Vita – Grentzen-los / Theater X – CODE Partners
nell’ambito di Creative Europe Culture

Un evento che apre il progetto internazionale “Maremuro” realizzato da Teatri di Vita con Initiative Grentzen-los / Theater X (Berlino) e CODE Partners (Scutari), nell’ambito del programma “Creative Europe Culture” dell’Unione Europea. Un percorso fra teatro, parole e cinema che si svilupperà nel corso del 2020 e che in questa prima tappa “Classe 1989” mette già a fuoco alcuni temi in una serata-evento, in cui saranno intrecciate le emergenze attuali con la memoria del 1989, dalla caduta del Muro di Berlino alla “svolta della Bolognina” che trasformò il panorama politico italiano.

 

sabato 9 novembre (ore 20)
Maratona di New York
di Edoardo Erba
regia Andrea Bruno Savelli
con Fiona May, Luisa Cattaneo
scene Michele Ricciarini
light design Alessandro Ruggiero
produzione Teatrodante Carlo Monni
in coproduzione con Todi Festival 2018

Maratona di New York di Edoardo Erba è uno dei testi teatrali contemporanei più rappresentati al mondo. Una sfida fisica (oltre che verbale) per tutti gli attori che l’hanno portata in scena, impegnati a correre per l’intera durata della pièce. Un’autentica prova di resistenza.

In questo nuovo allestimento il testo è al femminile. Una novità assoluta che il regista Andrea Bruno Savelli, con la collaborazione al riadattamento dell’autore, ha affidato ad una coppia davvero d’eccezione: la ex campionessa mondiale di salto in lungo, Fiona May al suo esordio teatrale dopo i successi ottenuti sul piccolo schermo, e l’attrice Luisa Cattaneo, già protagonista in molti spettacoli di Stefano Massini e più volte al fianco di Ottavia Piccolo, Lucilla Morlacchi, Franca Valeri, Gigi Proietti.

Da una parte c’è la leader, nella corsa così come nella vita, donna determinata, sicura e invincibile; dall’altra la sua amica, più insicura, impaurita, fortemente legata ad un passato dal quale non riesce a separarsi. Per tutta la durata dello spettacolo le due donne sviluppano una vera e propria rincorsa verbale che cresce insieme all’aumentare dei battiti del loro cuore, accompagnandoci lungo il percorso narrativo col battere delle loro suole.

Una drammaturgia dallo straordinario impatto emotivo dove il gesto sportivo diventa massima espressione della metafora del percorso della vita. Una corsa dell’esistenza, un’estrema ultima volata. Un percorso immaginario che, tra ostacoli, fatica, sudore, ricordi, memoria, tempo e spazio sospesi, celebra sentimenti autentici e suggella la storia di un’amicizia sincera e fraterna.

Andrea Bruno Savelli inizia nel 1995 la sua attività d’attore lavorando in molti degli spettacoli di Angelo Savelli al Teatro di Rifredi. Dopo aver fatto esperienza come assistente di Angelo Savelli, Federico Tiezzi e Luca Ronconi, si dedica alla regia realizzando una ventina di spettacoli. Per diversi anni dirige il grande attore toscano Carlo Monni in numerosi spettacoli sempre recitando a fianco a lui. Nel cinema ha partecipato come attore ai film La battaglia di El Alamein di Enzo Monteleone e Radio West di Alessandro Valori. Ha poi scritto e diretto insieme ad Andrea Muzzi il film Piove sul bagnato. Nel 2001 esce in libreria, per i tipi della Furetto Edizioni di Firenze, il suo primo romanzo dal titolo NOVE. Dirige la stagione di prosa del Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio.

 

sabato 16 e domenica 17 novembre (sabato ore 20; domenica ore 17)
La maschia
di Claire Dowie

versione italiana di Stefano Casi
uno spettacolo di Andrea Adriatico
con Olga Durano, Patrizia Bernardi, Alexandra Florentina Florea
scene e costumi Giovanni Santecchia
cura organizzativa Saverio Peschechera
produzione Teatri di Vita
con il sostegno di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, MiBAC

Una mattina la signora H si sveglia e scopre che sta diventando… un uomo! La Metamorfosi di Kafka ritorna nella nostra epoca, e si infila tra i confini sempre più incerti dell’identità di genere, trasformandosi da incubo claustrofobico a irresistibile commedia, che mette in rotta di collisione il maschile e il femminile; o meglio, che racconta con occhi femminili la psiche e il corpo maschili trasformati in qualcosa che ha a che fare più con uno scarafaggio che non con un macho. Un’intelligente e divertente parabola sulle differenze e sugli stereotipi di genere, visti dalla parte della donna

Claire Dowie, scrittrice, attrice, poetessa e pioniera dello stand-up theatre, è una delle figure più anticonformiste del teatro contemporaneo e fra le più acclamate della scena londinese odierna. Da Perché John Lennon porta la gonna? a Colando da ogni orifizio (che Claire Dowie stessa presentò in prima nazionale a Teatri di Vita nel 1997), da Benji a Assolutamente deliziose, i temi attraversati dall’autrice con travolgente ironia e profondità riguardano il femminile, l’identità di genere, le differenze e il disagio.

Andrea Adriatico gioca ancora sul filo dell’identità di genere dopo le incursioni su Copi, confrontandosi per la prima volta con la scrittura di Claire Dowie. Adriatico compone partiture della parola e dello spazio, facendo base nella “casa” bolognese di Teatri di Vita creata nel 1993: spettacoli che spesso incontrano drammaturgie dense come quelle di Koltès, Pasolini, Beckett, Copi, Jelinek, interlocutori privilegiati di un modo autorale di creare concerti di corpi e voci, attraversando con i suoi lavori numerosi festival dalla Biennale Teatro al Festival Orizzonti, dallo Short Theatre a Santarcangelo. Al cinema racconta rimozioni intime (nei film drammatici Il vento, di sera e All’amore assente) e pubbliche (nei documentari + o – il sesso confuso. Racconti di mondi nell’era AIDS e Torri, checche e tortellini e nel biopic su Mario Mieli Gli anni amari), presentate e premiate in festival internazionali.

A incarnare la signora H è Olga Durano, signora della scena, con Franco Parenti e Leo de Berardinis, ma anche travolgente attrice comica con il Gran Pavese Varietà e in storici varietà televisivi come Drive In e La TV delle ragazze, prima di essere diretta da Adriatico in numerosi spettacoli, da L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi di Copi a Quai Ouest di Bernard-Marie Koltès, da Jackie e le altre e Un pezzo per Sport di Elfriede Jelinek a Is,Is Oil da Pier Paolo Pasolini e Chiedi chi era Francesco di Grazia Verasani.

Patrizia Bernardi è stata con Andrea Adriatico tra i fondatori della compagnia :riflessi e di Teatri di Vita, dove ha lavorato in numerosi spettacoli (tra cui, recentemente, Is,Is Oil e Un pezzo per Sport); attualmente con l’associazione Animammersa è tra i protagonisti della rinascita culturale de L’Aquila.

Alexandra Florentina Florea, cantante e attrice lavora con i Cantieri Meticci; con il gruppo Shebbab Met Project ha vinto il Premio Scenario per Ustica 2017 con lo spettacolo I Veryferici.

 

mercoledì 27 novembre (ore 21)
Circeo. Il massacro
di Filippo Renda, Elisa Casseri
con Michele Di Giacomo, Alice Spisa, Arianna Primavera, Luca Mammoli
regia Filippo Renda
allestimento e disegno luci Andrea Narese
aiuto regia Matteo Gatta
produzione Il Teatro delle Donne/Idiot Savant
in collaborazione con Riccione Teatro, Associazione DIG, Rete degli archivi per non dimenticare, Corte Ospitale, Alchemico Tre

Il delitto del Circeo è uno dei crimini che più profondamente si sono impressi nelle coscienze degli italiani. Ancora oggi, chi nel 1975 era già nato e lo sente soltanto nominare, rabbrividisce e riporta alla memoria il turbamento di un intero paese di fronte a un evento così assurdo. Ma è stato davvero un fatto assurdo? Nel 1975 una ricerca giornalistica di Maria Adele Teodori ha stimato, solo in quell’anno, 11.000 casi di stupro in Italia, uno ogni 40 minuti. L’anno prima lo stesso Angelo Izzo (uno dei tre massacratori) era già stato accusato e condannato per aver rinchiuso in una villa e stuprato una ragazza di soli sedici anni.

Pier Paolo Pasolini, in una delle sue lettere luterane, pubblicata ne Il mondo un mese dopo i fatti del Circeo, tratteggia una società pervasa dalla violenza, dal sadismo, indipendentemente dall’appartenenza di classe. Non ci sono ambiti circoscritti, situazioni straordinarie, nelle quali la violenza si scatena, al contrario, la violenza è una presenza quotidiana, abituale sia tra i borgatari che tra i borghesi.

“Il punto centrale, nella scrittura di questo testo, è sempre stato non la violenza nella sua straordinarietà, quando si manifesta in eventi mostruosi come quello del Circeo, ma la sua normalizzazione all’interno del quotidiano, dove si mescola all’aria che respiriamo fino (quasi) a non farsi vedere più” (Elisa Casseri).

Il delitto del Circeo è nella storia d’Italia anche perché rappresenta uno spartiacque nella lotta per la parità di genere. Infatti proprio il processo ai danni dei tre assassini aprirà il percorso che porterà lo stuprò a divenire un reato contro la persona e non più contro la morale. Un percorso che durerà ben vent’anni e diventerà legge solo nel 1996. È quindi fondamentale ricordare questo evento, e così è stato fatto, non solo dai movimenti femministi, ma da tutta l’opinione pubblica del nostro paese.

Donatella Colasanti, la sopravvissuta al massacro, che nel 1975 aveva soltanto diciassette anni, è stata chiamata per tutta la vita a ripercorrere quei fatti, a rispondere alle domande dettagliate dei commentatori, a interpretare i nuovi crimini dei propri torturatori. Ha provato in tutti i modi a lasciarsi alle spalle quel dramma: ha cambiato nome e ha richiesto il diritto all’oblio, che però le è stato negato proprio perché il dovere alla memoria era più importante. L’Italia non poteva e non può cancellare, dimenticare la propria storia, e così la Colasanti, che all’età di soli quarantasette anni è morta per un tumore al seno, cinque mesi dopo il nuovo delitto di Angelo Izzo.

Qual è il confine tra dovere alla Memoria e diritto all’oblio? La storicizzazione giustifica che la vita delle vittime diventi simile a un martirio?

Filippo Renda come regista ha diretto diversi spettacoli con la sua formazione Idiot Savant, tra cui Morsi a vuoto e Blue Kafka di Maniaci d’Amore prodotto dal Festival delle Colline Torinesi, Il mercante di Venezia di Shakespeare prodotto da Elsinor, La donna fatta a pezzi di Assia Djebar prodotto da Il Teatro delle Donne e il recente Fake prodotto da Manifatture Teatrali Milanesi.

 

venerdì 29 novembre (ore 21)
L’italiano è ladro di Pier Paolo Pasolini
Una transizione imperfetta
voci Luca Altavilla, Marco Menegoni
mediazione Lisa Gasparotto
suono Mauro Martinuz
regia Simone Derai
produzione Anagoor 2016
coproduzione Stanze 2016, Centrale Fies

Nel 1955 viene pubblicato, in un fascicolo di “Nuova Corrente”, un frammento de L’Italiano è ladro di Pier Paolo Pasolini. Si tratta dell’unica traccia a stampa di un poema plurilingue dalla marcata connotazione politica e dall’allure sperimentale, che aveva conosciuto una lunga gestazione depositata in numerose redazioni nell’arco di un periodo compreso tra il 1947 e la seconda metà degli anni Cinquanta. L’Italiano è ladro sembra configurarsi, specie da un punto di vista stilistico e tematico, come uno degli antecedenti, e forse il più diretto, delle esigenze rappresentative espresse dall’autore in Ragazzi di vita e per certi aspetti anche nelle Ceneri di Gramsci. Allo stesso tempo questo lavoro, che ha occupato Pasolini in un torno di anni cruciali, nonostante sia passato quasi inosservato, è senz’altro un testimone rappresentativo della stagione poetica degli anni Cinquanta, sia nel contesto dell’opera pasoliniana, sia in quello della storia politica culturale e letteraria in cui essa si inserisce (per l’apertura alla rappresentazione delle classi popolari, e la tendenza alla narratività).

Non volendo venir meno alla ricchezza che emana dalle carte recuperate del laboratorio pasoliniano, questa presentazione de L’Italiano è ladro non vuole essere una riduzione, semmai tenta di restituire il fervore e la complessità di una scrittura in ebollizione e di un pensiero e di una lingua che stavano allora diventando sistema e visione. E tenta di illuminare la virulenza teatrale che sembra pulsare sotto il verso poetico: una violenza drammatica chiamata in causa dal senso tragico dell’opera, un terremoto che separa, come la faglia le zolle contrapposte, due ragazzini, nell’estate della loro prima adolescenza; un terremoto che pur avendo le Venezie come epicentro, ha l’intera Italia come orizzonte.

Dunque, una presentazione, quella di Anagoor, che sceglie di mediare tale complessità comparando le diverse versioni del testo e illustrando il laboratorio del poeta, per facilitare una più completa comprensione storica e letteraria del contesto e dell’oggetto poetico, prima di lasciare la lingua libera di rompere gli argini, e travolgere l’orecchio come un torrente che trascina con sé trasformazioni recenti e dolore antico; una lingua capace di scavare con inarrestabile potenza il proprio inaudito Carso nel cuore e nella mente di chi ascolta.

Anagoor, che prende il nome dal racconto di Dino Buzzati Le mura di Anagoor, nasce nel 2000 a Castelfranco Veneto, su iniziativa di Simone Derai e Paola Dallan, ai quali si aggiungono successivamente Marco Menegoni, Moreno Callegari, Mauro Martinuz, Giulio Favotto, Silvia Bragagnolo e molti altri, facendo dell’esperienza un progetto di collettività. Dal 2008 Anagoor ha la sua sede nella campagna trevigiana, presso La Conigliera, allevamento cunicolo convertito dalla compagnia in proprio atelier. Nel 2008 la compagnia è finalista al Premio Extra con -Jeug*.
Nel 2009 con Tempesta riceve una Segnalazione Speciale al Premio Scenario.
Nel 2010 entra a far parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies e del network internazionale Apap.
Nel 2011 lo spettacolo Fortuny è invitato alla Biennale di Venezia diretta da Alex Rigola. Nel 2012 debuttano a MiTo il film-concerto Et manchi pietà sulla vita della pittrice Artemisia Gentileschi, e lo spettacolo L.I. Lingua Imperii insignito del premio Jurislav Korenić a Simone Derai come miglior giovane regista per lo spettacolo al Grand-Prix del 53mo Festival MESS di Sarajevo.
Nel 2013 Anagoor riceve il Premio Hystrio – Castel dei Mondi e debutta con la prima regia di un’opera: Il Palazzo di Atlante di Luigi Rossi alla 63° edizione della Sagra Musicale Malatestiana di Rimini.
Nel 2014 al Festival delle Colline Torinesi debutta Virgilio Brucia presentato anche al Romaeuropa Festival.
Nel 2015 il Napoli Teatro Festival Italia presenta un focus interamente dedicato ad Anagoor. Nel 2016 debutta L’Italiano è ladro di Pier Paolo Pasolini; Simone Derai riceve il riceve il Premio Hystrio alla regia ed è chiamato da Alksandr Sokurov per assisterlo alla regia di Go.Go.Go tratto da Brodskij; debutta al Festival delle Colline Torinesi Socrate il Sopravvissuto / come le foglie; Master / Mistress of my passion da Shakespeare debutta ad Operaestate Festival. Anagoor riceve il premio ANCT 2016 (Associazione Nazionale dei Critici Teatrali) per l’innovativa ricerca teatrale.
Socrate il sopravvissuto / come le foglie riceve il Premio ReteCritica 2016 come spettacolo dell’anno.

 

da giovedì 5 a domenica 8 dicembre (ore 21; sabato ore 20; domenica ore 17)
Biglietti da camere separate
uno sguardo di Andrea Adriatico
su Pier Vittorio Tondelli
con
Francesco Martino in Camera 1
Damiano Pasi in Camera 2
musiche originali di Massimo Zamboni
cantate da Angela Baraldi
luci, scene e costumi di Andrea Barberini
cura Saverio Peschechera
una produzione Teatri di Vita
con il sostegno di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, MiBAC

all’amore separato

Un romanzo intimo che racchiude il Pier Vittorio Tondelli segreto di fronte ai misteri dell’amore e della morte: è Camere separate, storia bruciante e autobiografica, pubblicata nel 1989, esattamente trent’anni fa, due anni prima della scomparsa del suo autore, avvenuta nel 1991. E così, il Tondelli di Altri libertini, il primo romanzo pubblicato nel 1980 e processato per oscenità, di Pao Pao, irriverente galoppata nelle gioie e nelle frustrazioni del servizio militare, degli articoli e dei reportage giornalistici confluiti in Un weekend postmoderno, vera e propria esaltazione e al tempo stesso ironica analisi di un decennio “da bere”, questo Tondelli lascia i panni del ventenne scapestrato per esplorare gli angoli più riposti del suo cuore. E lo fa nel suo romanzo più intenso, capolavoro introspettivo della maturità, dove campeggia il senso della fine.

Due uomini in scena raccontano la storia di Leo, scrittore omosessuale che deve fare i conti con un lutto importante nella sua esistenza. Sarà l’occasione per inseguire le tracce di sé disseminate nel tempo di una vita, dall’adolescenza inquieta in un paese della provincia padana al successo editoriale e ai viaggi per l’Europa mentre la geografia politica ed emozionale di un intero continente cambia pelle. Ma le “camere separate” sono anche la richiesta di un modello d’amore, capace di esprimersi solo per prossimità e mai per convivenze troppo opprimenti. L’amore e il sesso vengono raccontati con le voci e i corpi dei due attori, attraverso le parole del romanzo: una forma originale di teatro-romanzo, dalle affascinanti atmosfere visive e dalla potente fisicità dei performer.

Andrea Adriatico gioca ancora sul filo dell’identità di genere dopo le incursioni su Copi, confrontandosi per la prima volta con la scrittura di Claire Dowie. Adriatico compone partiture della parola e dello spazio, facendo base nella “casa” bolognese di Teatri di Vita creata nel 1993: spettacoli che spesso incontrano drammaturgie dense come quelle di Koltès, Pasolini, Beckett, Copi, Jelinek, interlocutori privilegiati di un modo autorale di creare concerti di corpi e voci, attraversando con i suoi lavori numerosi festival dalla Biennale Teatro al Festival Orizzonti, dallo Short Theatre a Santarcangelo. Al cinema racconta rimozioni intime (nei film drammatici Il vento, di sera e All’amore assente) e pubbliche (nei documentari + o – il sesso confuso. Racconti di mondi nell’era AIDS e Torri, checche e tortellini e nel biopic su Mario Mieli Gli anni amari), presentate e premiate in festival internazionali.

sabato 21 e domenica 22 dicembre (ore 20; domenica ore 17)
Kafka sulla spiaggia
liberamente tratto dall’opera di Murakami Haruki

concept e regia Marisa Ragazzo
coreografie Marisa Ragazzo e Omid Ighani
editing musicale Omid Ighani
con Omid Ighani, Claudia Taloni, Serena Stefani, Samar Khorwash, Jenny Mattaioli, Afshin Varjavandi, Tiziano Vecchi, Paolo Ricotta, Dominique Lesdema
produzione DaCruCompany
con il sostegno di Compagnia Naturalis Labor

Un vecchio con il candore di bambino che capisce e che parla la lingua dei gatti e un ragazzo con la maturità d’un uomo. Entrambi fuggono, uno da un delitto e l’altro, Edipo quindicenne, da una profezia. Di questo e d’altro ancora racconta il progetto dei DaCru. Kafka sulla spiaggia è la trasposizione danzata dell’omonimo capolavoro di Murakami, del geniale viaggio visionario e incantato dove si susseguono personaggi e rivelazioni senza mai giungere al cuore più profondo che resta segreto e inattingibile. Il progetto d’un libro danzato è di per se un viaggio, ma danzare Kafka sulla spiaggia è un vero e proprio privilegio, sempre accompagnati dalla misteriosa anima di Murakami…
Kafka fugge dal padre, scultore satanico, e dalla sua profezia che riecheggia e amplifica quella di Edipo: è lui il fulcro della narrazione, è nella sua anima che è celato il mistero. Si offre al mondo con molteplici aspetti, come se contenesse non uno ma quattro volti, sovrapponibili ma incredibilmente differenti. Così Kafka, Tamura, il Ragazzo Corvo e Johnny Walker sembrano convivere in un’unica entità per necessità, supportandosi, incoraggiandosi, fuggendosi, uccidendosi. Ecco inizia il mistero e su tutti, nel vento, il Ragazzo Corvo, che segue o precede Kafka ovunque, con la sua nera lucentezza, sempre pronto a sussurrare importanti e rivelatrici parole, alter ego sapiente e protettivo di Kafka, o meglio ancora di Tamura, che è il vero quindicenne, lieve e vulnerabile, la parte più pura di Kafka, quella più emotiva.

Si apre il sipario e tutto inizia con la scena del lungo sonno, al termine del quale solo Nakata resta in terra perdendo le intelligenze comuni per acquisire quelle magiche che gli permettono di conservare il candore dei bambini e soprattutto di riuscire a conversare con i gatti, fra tutte le creature, le più fantastiche…

Il progetto DaCruDanceCompany nasce nel 1996 dall’unione artistica dei due danzatori e coreografi più rappresentativi del panorama della danza urbana italiana, Marisa Ragazzo e Omid Ighani. E’ la prima formazione italiana a danzare negli spazi performativi black delle capitali europee in tournée nel ’98 e nel ’99. Da qui inizia la spinta verso la sperimentazione della danza urbana mescolata al concetto del teatro come spazio fisico, decisamente singolare nella street culture. In questa zona di confine, i coreografi danno vita ad un percorso innovativo di hip hop theater, spaziando ovunque possa giungere la contaminazione dell’hip hop, fondendone il gesto tecnico con quello dell’house, della danza contemporanea, del jazz rock e del breaking più innovativo. Tra i loro spettacoli: Kafka sulla spiaggia, Kaze Mononoke, Sakura Blues, theKITCHENtheory, [zerocentimetri].

 

Info:
Teatri di Vita, via Emilia Ponente 485, Bologna
www.teatridivita.it

 

(18 ottobre 2019)

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