di Giovanna Di Rosa #Lopinione twitter@bolognanewsgaia #Politica
A dire “Si sparassero tra di loro” mentre una bambina entrava in coma non è stato un mafioso. Non è stato un delinquente. Non è stato un uomo della strada. Non è stato un minus habens. A dichiarare “Si sparassero tra di loro” mentre una bambina entrava in coma ed era in fin di vita a causa di una pallottola vagante è stato il ministro dell’Interno del governo di questo paese, con una protervia ed un disprezzo per l’altro che dovrebbe farlo vergognare.
E invece fa vergognare noi…
A dire “Si sparassero tra di loro” mentre una bambina entrava in coma non è stato un mafioso, o un ubriacone preso da un sacco di amici più ubriachi di lui che lo incitavano a dire sconcezze, è stato un politico regolarmente eletto e quindi ministro dell’Interno di tutto un popolo, e non soltanto dei suoi elettori (quindi dell’83% del totale degli aventi diritti), che si è ubriacato sul balcone forlivese che già fu di Mussolini e che, è il racconto del Sindaco di Forlì, ha usato la sua autorità di ministro per scavalcare il regolamento comunale che vieta i comizi dal quel balcone e dirigersi ai suoi e solo ai suoi incurante di ciò che provano gli altri.
Questa non è politica. Questa è protervia. Questo è disprezzo.
A un migliaio o poco meno di chilometri di distanza una bambina di quattro anni lottava con la vita a causa di un territorio lasciato in mano alla malavita. Non contano le accuse lanciate da quello stesso ministro al Sindaco della città: le competenze relativa alla sicurezza del territorio sono del Viminale e del suo inquilino pro tempore. Tutto il resto sono slogan e perenne campagna elettorale che continua anche mentre una bambina muore. Di quella bambina il Sig. Ministro non parlerà più.
Un Ministro dell’Interno che non sospende la campagna elettorale, non va a Napoli ma si affaccia a Forlì dal balcone da cui parlava Mussolini e dice “si sparassero tra di loro” nei giorni in cui una sparatoria ha ridotto in fin di vita una bambina si deve dimettere. Punto. pic.twitter.com/YVB7wrAVLw
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 6 maggio 2019
(7 maggio 2019)
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