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Agricoltura. Difesa dell’ape italiana e regole più severe per l’uso dei prodotti fitosanitari

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di Redazione #EmiliaRomagna twitter@gaiaitaliacomlo #Api

 

L’Emilia-Romagna in difesa delle api, vere e proprie sentinelle dell’ambiente: attraverso l’impollinazione svolgono una funzione strategica per la conservazione della flora e contribuiscono così al miglioramento e al mantenimento della biodiversità.

E proprio alla salvaguardia degli ecosistemi, barriere contro i danni prodotti dal cambiamento climatico, guarda la nuova legge sull’apicoltura approvata oggi dall’Assemblea legislativa, a 30 anni dall’ultimo provvedimento in materia e dopo un lungo e ampio confronto con le associazioni di produttori.

Undici articoli che dettano le regole per la salvaguardia della purezza genetica e della biodiversità dell’Apis mellifera ligustica, sottospecie autoctona pregiata di quella che viene comunemente identificata come ape italiana, mediante il divieto di introduzione e di allevamento sul territorio regionale di sottospecie diverse, in modo da preservare la popolazione locale dal rischio di ibridazione. E poi, norme più severe sull’uso dei prodotti fitosanitari in agricoltura, fino all’individuazione di aree di particolare interesse apistico e agroambientale in cui vietare qualsiasi trattamento oppure consentire solo l’impiego di determinate sostanze di cui sia comprovata la non tossicità sulle api.

E ancora, viene previsto il rafforzamento delle misure di difesa igienico-sanitaria per proteggere gli alveari dal rischio di diffusione di malattie, vecchie e nuove; criteri e regole più stringenti per disciplinare in modo più puntale e preciso le modalità di esercizio del nomadismo e della pratica di impollinazione attraverso la movimentazione degli alveari sul territorio regionale.

 

Le principali novità

Tra le principali novità delle “Norme per lo sviluppo, l’esercizio e la tutela dell’apicoltura in Emilia-Romagna”, la difesa del patrimonio genetico dell’ape ligustica, esportata in tutto il mondo per le sue caratteristiche di docilità, alta produttività e maggior resistenza alle malattie, contro il rischio di perdita di diversità genetica naturale (erosione genetica) derivante dall’ibridazione.  A questo scopo la nuova legge fissa il divieto di introduzione in Emilia-Romagna di api diverse dalla sottospecie ligustica, né si potranno svolgere attività di selezione e moltiplicazione di api regine e materiale apistico vivo di sottospecie diverse.

Per rafforzare questo principio ed evitare il pericolo di “inquinamento genetico” delle api nostrane, gli allevatori iscritti all’apposito Albo nazionale, o ad altra associazione di allevatori di api regine ligustiche, potranno chiedere l’istituzione di zone di conservazione con un raggio massimo fino a 10 chilometri attorno ai propri alveari oppure zone di rispetto per stazioni collettive di fecondazione per svolgere attività di selezione e miglioramento genetico della sottospecie autoctona, all’interno delle quali non potranno essere allevate sottospecie di api diverse dalla ligustica. Sarà la Giunta regionale, entro sei mesi dal varo della nuova legge, a indicare nel dettaglio criteri e modalità di applicazione del divieto e di gestione delle misure di tutela.

Di grande importanza anche le norme per la difesa della salute delle api e degli insetti pronubi (ovvero, insetti che contribuiscono all’impollinazione) dai danni causati dall’uso improprio o eccessivo dei prodotti chimici in agricoltura. A questo proposito nei periodi di fioritura verranno introdotti dei divieti ai trattamenti con prodotti fitosanitari con attività insetticida o acaricida, oppure che riportano in etichetta l’indicazione della pericolosità per la salute delle api e di altri insetti.

La nuova legge, inoltre, dà la possibilità alla Giunta regionale, in accordo con le associazioni di produttori del Tavolo regionale apistico, di individuare delle “zone di rispetto” all’interno di aree di rilevante interesse apistico e agroalimentare in cui vietare i trattamenti.

Partecipano al Tavolo regionale apistico, che ha un ruolo consultivo, i rappresentanti delle principali associazioni di produttori e i funzionari degli assessorati regionali all’Agricoltura e alla Sanità. Ridefinite anche le attività di vigilanza e controllo, compreso l’apparato sanzionatorio.

Con circa 3.900 produttori, dei quali più di un terzo esercitano l’apicoltura in modo professionale, e un patrimonio di quasi 140mila alveari, l’Emilia-Romagna si colloca al terzo posto in Italia dopo Piemonte e Lombardia per consistenza del patrimonio apistico. La produzione 2018 di miele è stata stimata sulle 2.900 tonnellate, in netta ripresa rispetto al biennio precedente, in forte calo a causa del avverse situazioni climatiche.

 

 





(26 febbraio 2019)

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