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Reggio Emilia, negli ultimi mesi messa a dimora 127 alberi in centro storico

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di Redazione #ReggioEmilia twitter@gaiaitaliacomlo #Verde

 

 

L’assessore comunale Tutino entra nel merito di una polemica sul verde pubblico apparsa sui social network con il comunicato stampa che segue e che pubblichiamo così come è giunto in redazione.

 

Ieri è apparsa sui social una polemica nei confronti del Comune per la “potatura” (come qualcuno l’ha definita) di un ciliegio in piazza del Tricolore. Come qualche esperto ha immediatamente notato – diventando poi a sua volta oggetto di polemica – in realtà il “tronco mutilato” altro non era che un albero ammalato e secco di cui è stato disposto l’abbattimento. Il suo stato di salute e la sua posizione rendevano infatti pericoloso il mantenimento di una pianta che avrebbe potuto perdere i propri rami in uno punto particolarmente frequentato da pedoni, ciclisti e automobilisti. Per questo è stato necessario potarlo per poi rimuoverlo e a breve sarà sostituito con un nuovo esemplare. Non ci sono stati quindi scellerati tecnici comunali che si sono divertiti a massacrare una pianta, non c’è stato nessuno scempio e non c’è nemmeno stato un problema legato a qualche ditta appaltatrice che ha fatto un errore. Siamo intervenuti semplicemente per tutelare l’incolumità pubblica.

L’albero in piazza del Tricolore è ubicato proprio alla fine di viale dei Mille, dove nel 2018 il Comune ha piantato 80 nuovi alberi adulti con l’obiettivo di avviare il ripristino di tutti gli spazi lasciati vuoti dalle piante ammalate, seccate o cadute. In sostanza si è iniziato – dopo anni in cui gli interventi di piantumazione venivano progettati solo per le zone esterne della città – a piantare alberi adulti (e di essenze più resistenti rispetto al contesto urbano) in centro storico, laddove gli alberi non si sostituivano da anni o dove non erano mai stati presenti. Negli ultimi mesi in centro storico sono stati piantumati 127 nuovi alberi. Ad agosto un bagolaro in via Guasco, che aveva sia le radici che il tronco completamente marci, divenne oggetto di una polemica simile a quella odierna del ciliegio di piazza Tricolore. In sostituzione di quella pianta, oggi, ci sono 17 piante adulte che adornano le aiuole di una piazza pedonale che fino a qualche mese fa era uno spiazzo d’asfalto utilizzato come svolta su viale Magenta. Nelle scorse settimane in via Che Guevara sono stati abbattuti e immediatamente sostituti gli alberi di un filare che aveva rilevanti problemi di staticità.

Come è stato ricordato, il ciliegio di piazza del Tricolore è stato piantato dal gruppo “Resistenza verde” nel 1991 a seguito dello scoppio della guerra in Iraq. Oggi sono orgoglioso di essere amministratore di una città che ha visto simili iniziative ripetersi nel tempo. Nonostante il confronto non sempre sia semplice, sono al contempo orgoglioso del fatto che in questa città ci siano persone attente a questi temi che ci sollecitano a comunicare di più e a fare meglio.

Ma c’è una considerazione amara che vorrei fare. La difesa a oltranza degli alberi oggi non può essere dogmatica, fine a se stessa. Capita infatti che scatti la polemica prima ancora di capire se un abbattimento ha una motivazione tecnica e prima ancora di comprendere se è stato inserito in un progetto più ampio che ha come risultato finale un incremento del patrimonio verde. Assistiamo quindi a rabbiose polemiche che presuppongono sempre malafede e incompetenza da parte di tecnici che fanno il proprio lavoro, polemiche che demoliscono le scelte degli altri senza darsi nemmeno il tempo di capire o di chiedere chiarimenti.

Comprendo che ci possa essere chi usa queste discussioni per la imminente campagna elettorale. Comprendo ancora di più chi lamenta una scarsa comunicazione di questi interventi. E su quest’ultimo aspetto in particolare ammetto che la riduzione di personale dei servizi tecnici – operata dai primi anni duemila sono al 2014 – ha generato molte più difficoltà.

Ma non comprendo chi 27 anni fa piantava alberi contro le guerre e ora riduce il proprio impegno civile alla difesa di piante già morte. Già, perché dopo 27 anni le piante possono anche morire.

Se però a tutti noi sta davvero a cuore il patrimonio verde di questa città e vogliamo lavorare per l’incremento degli alberi, pensiamo piuttosto a generare un nuovo attivismo verde e a proporre ad esempio nuove piantumazioni per ricordare gli immigrati che muoiono in mare. Sarebbe davvero un segnale importante. A riguardo, propongo quindi di avviare una riflessione con la Consulta verde sulla sostituzione del ciliegio abbattuto (e di altri che ancora non sono stati sostituiti) con l’obiettivo di dedicare un nuovo albero per ogni vittima nei nostri mari. Iniziamo dal parco del Popolo, dal parco Cervi e da tutti i vuoti che abbiamo già scelto di colmare in circonvallazione”.

 

 





 

(7 febbraio 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 


 

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