di Redazione #ReggioEmilia twitter@gaiaitaliacomlo #omogenitorialità
Il Comune di Reggio Emilia ha ricevuto il primo ottobre 2018 il primo atto di riconoscimento di figlio naturale pronunciato da donna nei confronti del figlio della propria convivente, figlio nato a seguito di procedimento di fecondazione artificiale.
La trascrizione dell’atto di riconoscimento è stata presentata il 14 novembre dal sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche il sindaco di Castellarano Giorgio Zanni e il sindaco di Scandiano Alessio Mammi, che a loro volta hanno effettuato il medesimo atto di trascrizione nei rispettivi comuni. Erano inoltre presenti il presidente di Arcigay Gioconda Alberto Nicolini ed Elisa Del Molin di Famiglie Arcobaleno.
“Il sindaco di una città si deve occupare della cura e dei diritti di tutti i bambini, e questo è un esempio – ha detto il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi – Reggio Emilia ha saputo dimostrare in questi anni una spiccata sensibilità e una grande forza nell’affrontare il dibattito sui diritti civili, senza elevare muri o cercare scontri ideologici, ma avendo sempre a cuore i diritti delle persone. Lo abbiamo fatto nel caso del registro del testamento biologico, per le unioni civili, e lo ribadiamo oggi, quando in ballo ci sono il benessere e i diritti delle persone. La trascrizione di questo atto vuole essere il riconoscimento della volontà di un genitore non biologico di prendersi cura del proprio figlio, e un contributo civile fermo ma non ideologico verso un intero Paese che deve continuare il cammino verso il pieno riconoscimento di tutti i diritti civili”.
Il sindaco Zanni ha ribadito la necessità di colmare il vuoto normativo che al momento esiste sul tema dei riconoscimenti dei figli in coppie del medesimo sesso: “Come sindaci siamo stati chiamati a colmare un vuoto normativo di cui invece dovrebbe occuparsi il Parlamento: ci auguriamo che questo vulnus venga risolto al più presto, per preservare il diritto fondamentale dei bambini di avere una famiglia”. Il sindaco Mammi ha sottolineato la “necessità di sostenere queste famiglie, senza approcci ideologi, mettendosi a disposizione della propria comunità al fine di tutelare i diritti di tutti i cittadini”.
Il caso di Reggio Emilia è stato esaminato dall’Ufficio di Stato civile secondo questi elementi fondamentali di impostazione:
- alla richiesta di un atto di riconoscimento di figlio naturale di questo tipo l’ufficio avrebbe dovuto dare risposta negativa, perché come noto tale atto non è permesso nel nostro ordinamento giuridico né trattasi di materia disponibile da parte del Sindaco: infatti nella materia dello stato civile il Sindaco agisce quale ufficiale del Governo e sotto la vigilanza del Prefetto, per cui non ha potestà di creare nuove tipologie di atti né di alterare nella sostanza quelli previsti dalla normativa;
- la normativa tuttavia non impedisce al Sindaco di ricevere la dichiarazione anche se priva di effetti, e soprattutto non impedisce la sua conservazione agli atti del Comune, a prova e tutela di una intenzione che se oggi non riceve tutela giuridica in futuro potrà in ipotesi averla;
- in sede di attuazione del processo di fecondazione assistita la coppia sottoscrive obblighi espressi di cura del nascituro, ed ancor più qualora vi fosse l’unione civile vi sono obblighi in materia di conduzione della vita familiare e rispetto del suo indirizzo comunemente concordato, per cui ciò che manca oggi al nostro ordinamento è l’istituto giuridico attraverso il quale il soggetto che non è genitore biologico possa formalizzare obblighi e compiti che già esercita ed intende esercitare.
Sulla base di tali considerazioni si è proposto alla coppia anzitutto il riconoscimento della madre biologica che creasse la corretta registrazione anagrafica, con le necessarie conseguenze in materia di posizione fiscale e di tutela sanitaria. Successivamente si è redatto l’atto di riconoscimento della convivente, che rappresenta una dichiarazione depositata agli atti del Comune, priva tuttavia di effetti ai fini anagrafici e di stato civile, perché l’ufficiale d’anagrafe non ha in nessun caso la potestà di variare i dati con atti di questo tipo. Alla dichiarazione ricevuta consegue come obbligo di legge la segnalazione alla Procura della Repubblica ed alla Prefettura.
Ad oggi pertanto il Comune svolge la funzione di custode nei propri atti di una dichiarazione di volontà, che può costituire un documento a data certa che consenta in caso di decesso del genitore biologico di provare l’intenzione di avere in affidamento il bambino, cercando così di impedire il prodursi di automatismi che vedano destinato tale affidamento al Servizio sociale, ovviamente in assenza di altri parenti.
(15 novembre 2018)
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