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Bologna ricorda la Strage di Ustica nel XXVIII anniversario

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di Redazione #Bologna twitter@gaiaitaliacomlo #Ustica

 

 

In occasione del XXXVIII anniversario della strage di Ustica, si è tenuto nella sala del Consiglio comunale di Palazzo d’Accursio, l’incontro tra il Sindaco di Bologna Virginio Merola e i familiari dell’associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica. Di seguito l’intervento della presidente dell’associazione, Daria Bonfietti, che ha letto in apertura i messaggi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dall’Arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi.

“Signor Sindaco, autorità tutte, tutti coloro che sono voluti essere qui con noi, saluto i parenti che sono sempre numerosi e ci raggiungono da varie zone d’Italia e gli amici che hanno ancora la voglia e la tensione di essere insieme a noi. Voglio leggere innanzitutto due messaggi molto belli e importanti che penso toccheranno anche i vostri cuori: uno è del Presidente della Repubblica, l’altro del nostro Arcivescovo, Don Matteo Zuppi (in allegato ndr). Sono stati vicini all’impegno dell’Associazione in questi lunghi anni di battaglie per la verità. Voglio anche ribadire con forza che quella di oggi non vuole e non deve essere una stanca celebrazione retorica. Ed è per questo che va ricordata, anche con orgoglio, tutta la strada percorsa che oggi possiamo illustrare in modo molto diverso proprio grazie ai risultati che abbiamo ottenuto. Ma soprattutto oggi va chiesto a Bologna, alla Regione, alle Istituzioni, alla società civile, ai cittadini, al Governo di continuare a credere che sia possibile la completa verità sulla strage di Ustica, sulla morte di 81 cittadini italiani. Il primo impegno che ci deve accomunare è sostenere l’impegno della Procura di Roma che sta indagando con determinazione a partire dai nuovi elementi che è riuscita ad individuare deve essere messo loro a disposizione il massimo della documentazione e dobbiamo assieme chiedere soprattutto al Governo di rinnovare ed intensificare la pressione in campo internazionale con l’appoggio determinato alle rogatorie, mentre in campo nazionale si deve dare puntuale e totale attuazione della direttiva Renzi per la desecretazione della documentazione sulle stragi, di tutte le amministrazioni pubbliche. Il 27 giugno 1980 sui nostri cieli è stato abbattuto un aereo civile, un evento, oggi lo sappiamo di per certo, chiaramente compreso nell’immediatezza: c’era allarme nei nostri siti radar fin prima della tragedia, ed è subentrato il panico e subito dopo, il bisogno di nascondere ogni elemento utile alla ricostruzione della tragedia. Faccio qualche esempio. Oggi possiamo ascoltare telefonate fatte all’Ambasciata americana, del tutto inusuali e fuori prassi, telefonate che cercavano di allontanare la verità: “Chi ha detto che è caduto un aereo, come fa a dirlo?” Frasi concitate fra militari dei vari siti radar. Poi da subito è disponibile un tracciato radar, l’unico che per un qualche caso sopravvive alla distruzione generale, che indica chiaramente una manovra d’attacco; però, questo tracciato, viene ‘diffuso’ proprio con l’amputazione, la sottrazione della traccia dell’attacco! Partiamo dunque da questa consapevolezza: tutto era chiaro nell’immediatezza dell’evento; poi le prime indagini, per pochi giorni a Palermo, con la nomina comunque di periti da parte del Giudice Guarino, poi subito il trasferimento degli atti a Roma, era chiamata il porto delle nebbie, ricordate, quella Procura, con un’indagine che, fatto ben clamoroso, viene condotta per anni senza nomina di alcun perito!
Nei fatti, questo è l’aspetto da rilevare, sono anni di indagini affidati solo al “sapere” militare dell’Aeronautica militare italiana. E dirà bene il Presidente della Commissione Stragi Libero Gualtieri, negli anni ’90, quando denuncerà la responsabilità dell’Aeronautica militare per avere “ingabbiato” la ricerca della verità nell’ambito del cedimento strutturale, togliendo ogni mordente all’impegno della Magistratura, ma forse in quel momento, mi vien da dire, la Magistratura cercava proprio questa facile indicazione. Governo e Magistratura furono allora espressamente informati, sta nelle carte processuali, di un incidente senza presenza di aerei né di altri fatti traumatici, spiegabile soltanto con un cedimento strutturale. Ed è questa imposizione-spiegazione che porta il Parlamento a schierarsi contro l’Itavia, a chiedere al Governo il ritiro delle concessioni di volo, e in questo modo si provocherà il fallimento dell’Itavia. Ed oggi su questo episodio, ben legato alla vicenda Ustica e all’ostinato impegno per nascondere la verità, possiamo proprio dire che si è raggiunto un grande risultato con la sentenza della Cassazione, in sede civile, che condanna i Ministeri dei Trasporti e della Difesa per avere causato con menzogne il fallimento della società. E’ un successo che meritatamente va ascritto alla tenacia di Aldo Davanzali e poi delle sue figlie, Tiziana e Luisa, che sono con noi e che saluto con tanto affetto, e che fa parte di quel percorso per la verità che in quest’aula abbiamo in questi anni testimoniato. Poi ci furono gli anni del silenzio, io dico colpevole, gli anni delle indagini inutili, voglio ricordare che il Magistrato dopo quattro anni passa gli atti al Giudice Istruttore senza alcun risultato, senza alcuna prospettiva. In un’intervista a Oggi lo stesso magistrato dirà di non sapere cosa si possa fare per raggiungere la verità sulla strage di Ustica! Ecco, vedete, mi pare di risentire la telefonata di quell’aviere: “Ma a lei chi l’ha detto che è caduto un aereo?”. Ci sono stati poi gli anni di un più specifico impegno della società, della politica, degli artisti, della stampa, dei media, pagine che in quest’aula abbiamo ben vissuto e testimoniato. E voglio ricordare che mentre ostinatamente cercavamo la verità, la verità era già entrata in qualche stanza istituzionale: è stato Cossiga, purtroppo solo nel 2007, che ha ammesso che il capo del Sismi, Fulvio Martini, lo aveva informato di quanto era accaduto, già sul finire degli anni ’80, indicando una responsabilità francese. Apro una veloce parentesi: ben più di una traccia di questa consapevolezza troviamo nei documenti declassificati in base alla Direttiva Renzi, che con tante difficoltà l’Associazione cerca di consultare. Questa stagione di grande impegno, si è conclusa nel ‘99 con la sentenza ordinanza del giudice Priore che afferma: “l’incidente è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, azione di guerra aerea, guerra di fatto e non dichiarata. Nessuno ha dato la minima spiegazione”:
Ma questa, come sappiamo bene, è una prima parte della verità, perché bisogna pur individuare i protagonisti di quell’episodio di guerra aerea, di quell’attacco militare contro i confini e i diritti del nostro Paese e contro i diritti dei nostri cari, vittime innocenti. Vorrei che anche il Governo del mio Paese sentisse, come lo sentiamo noi, il bisogno della verità, per la dignità stessa del nostro Paese, e sentisse il peso dell’onta, dell’offesa che Paesi amici ed alleati ci hanno inferto! Ottantuno cittadini italiani sono morti per sordide guerre indicibili avvenute nei nostri cieli! E’ davvero inaccettabile e vergognoso! 
A questo punto, permettetemi anche questa digressione;  non vorrei che, proprio in occasione dell’Anniversario, si tornasse a parlare dell’ipotesi bomba; considero oggi operazione di depistaggio, e il depistaggio è divenuto anche reato, dopo tante perizie, tante sentenze definitive, parlare ancora di bomba! Sì, tante sentenze definitive, Signor Sindaco, è infatti con una certa soddisfazione, che possiamo dire che stanno giungendo a Sentenza, diversi procedimenti in sede civile, intentati da diversi parenti delle vittime in questi ultimi anni. Vi è un susseguirsi di Sentenze della Cassazione che riconoscono la colpevolezza dei Ministeri, Trasporti e Difesa, il primo per non aver garantito la sicurezza del volo – ricordiamo che gli allarmi nei vari siti radar cominciano prima dell’incidente – e il secondo per avere ostacolato in ogni modo l’accertamento della verità – mi piace sempre ricordare il capitolo di Priore sulla “Distruzione delle prove”, una frase per tutte: una mente intelligente ha tolto, cancellato, distrutto tutto ciò che era necessario per impedire la possibile ricostruzione dell’evento! Queste le colpe riconosciute in capo ai due Ministeri! E queste sentenze, ribadisco, hanno potuto essere scritte perché è stata riconosciuta corretta, anche da questi tanti altri Magistrati che a Palermo si stanno susseguendo, in tante inchieste, la ricostruzione sulle cause dell’evento formulate dal Giudice Priore nella sua Sentenza Ordinanza. Oggi ci troveremo ancora attorno al Museo che è un poco il simbolo e il cuore del nostro agire. Il Museo con la collaborazione delle Istituzioni comunali e regionali è diventato parte importante della vita culturale della città a cominciare dal rapporto con le scuole. Abbiamo uno straordinario numero di visite di scolaresche di ogni parte d’Italia e non solo, che si incontrano in momenti di accrescimento e di consapevolezza, nel rapporto con la didattica del Mambo e con l’esperienza maturata dall’Associazione. Non nascondiamo qui le criticità, a cominciare dalla mancanza di spazi, per le attività culturali che dal Museo nascono. Sottolineiamo il rapporto con il Miur, abbiamo firmato una convenzione tra le nostre Associazioni e il Miur per la diffusione nelle scuole delle tematiche legate alle stragi dagli anni ’60 in poi. Anche quest’anno quattro scuole della nostra città hanno partecipato e vinto il bando relativo a tale convenzione, e verrà rappresentata la loro performance dinanzi al Museo il 29 giugno prossimo, nell’ambito delle nostre iniziative di questo XXXVIII anniversario. Ma permettetemi di affrontare il grande problema della Storia; abbiamo sempre pensato che la Storia sugli avvenimenti più terribili del nostro recente passato- parlo qui del terrorismo- dovesse essere scritta non tanto dai parenti delle vittime quanto dagli Storici. In questa prospettiva ci siamo mossi – in collaborazione con l’istituto Parri- che ha in deposito nel suo prezioso archivio tutto il materiale dell’Associazione; voglio solo ricordare il convegno “1980: l’anno di Ustica”, tenuto nel 2015, e quello più recente sul bisogno di documentazione come esito della direttiva Renzi e aggiungere che sono in uscita gli atti del convegno già effettuato, ed è in preparazione un altro Convegno agli inizi del ’19, pensiamo, sulla situazione interna. E ancora: sta terminando il percorso della ricercatrice Cora Ranci, condotta dal professor Mirco Dondi che ci dovrebbe dare entro l’anno una ricerca approfondita su tutta la vicenda. In questo ambito continuiamo a chiedere un più attento e costante coinvolgimento anche dell’Università di Bologna che proprio in questa città, Bologna, deve sentire la responsabilità di studiare, produrre ricerca e insegnamento su vicende che tanto duramente hanno colpito il nostro Paese, in molti casi partendo proprio da Bologna. Mi sento di dire che abbiamo bisogno davvero che le verità conquistata sulla vicenda Ustica diventi patrimonio storico di questo Paese e serve, perciò, ricerca e documentazione.
E permettetemi allora, di aprire ancora una volta una riflessione sulla direttiva Renzi. Proprio qui l’anno scorso avevo denunciato quanto fosse insufficiente il materiale messo a disposizione: per Ustica praticamente nessuna documentazione coeva ai fatti. Non si trattava evidentemente di cercare “pistole fumanti”, ma di avere davvero a disposizione materiali per una corretta e completa ricostruzione storica d’insieme. E allora, è davvero inaccettabile che i Ministeri che mettono a disposizione meno materiale siano proprio i ministeri dei Trasporti e della Difesa, ben coinvolti, e colpevolmente, nella vicenda stessa. Come dissi già lo scorso anno, è particolarmente negativo che nessun materiale venga messo a disposizione dalla Prefettura di Bologna. E allora credo non sia irrispettoso chiedere al dottor Piantedosi, già Prefetto e ora Capogabinetto del Ministero dell’Interno, di affrontare dalla sua nuova posizione questa questione non irrilevante. Voglio ora concludere, Signor Sindaco, dicendo che abbiamo incrociato ricostruzione storiche, consapevolezza dei risultati ottenuti, soddisfazioni per le sentenze della Magistratura civile, indicazioni della nostra attività attorno al Museo, voglio ora concludere, dicevo, ringraziandola di nuovo per la continua attenzione sua e della città sulla nostra tragica vicenda e ribadire l’impegno che tutti assieme dobbiamo mantenere, per poter scrivere anche l’ultimo pezzo di verità, per i nostri cari e per la dignità stessa di questo Paese. Grazie”.

E’ stato poi il momento del Sindaco di Bologna, Virginio Merola:

“Siamo qui, ancora, 38 anni dopo. Siamo qui con fermezza e con tenacia e lo saremo ancora l’anno prossimo e negli anni a venire. Siamo qui per condividere assieme all’associazione dei parenti delle vittime, assieme a Daria Bonfietti che incarna da tanti anni questa tenacia e che si sforzerà, fino a che avrà voce, di dire qualcosa di molto semplice. Quello che è successo nei cieli del mar Tirreno la sera del 27 giugno 1980 è stato chiarito, non ci sono misteri attorno alla vicenda di Ustica, manca la verità. Quello che sappiamo l’abbiamo imparato perché il lavoro meticoloso dei magistrati, e sto parlando in particolare del giudice Rosario Priore, ha ricostruito il contesto di quella sera e ha dato un nome a ciò che è accaduto: il DC9 è stato abbattuto in un episodio di guerra area. Altri elementi ce li abbiamo perché la Nato, durante il Governo Prodi nel 1997, trasmise alcune relazioni tecniche acconsentendo alle sollecitazioni fatte dal Presidente del Consiglio. Sappiamo quello che è accaduto, pretendiamo di sapere chi ha premuto il tasto. Non pensiate che questa sia retorica, è una pretesa civile che continueremo a fare, senza stancarci. Perché sappiamo di essere nel giusto e perché crediamo che in questa vicenda sia in ballo la dignità del nostro paese, di questa Italia che si scopre spesso senza memoria, che sembra condannata a vivere in un eterno presente. Per questo quello che oggi arriva da Bologna, da questa sala del Consiglio Comunale di fronte a voi, cari parenti delle vittime è un’esortazione che facciamo a tutto il paese: non dobbiamo perdere la memoria, la dobbiamo custodire e la dobbiamo rinforzare. La memoria dei fatti è l’antidoto alle coscienze imbalsamate, è un motore di coscienza civile nel quale ciascuno di noi può fare la propria parte. Custodire la memoria è il nostro compito di amministratori, a Bologna la consapevolezza in questo senso è massima e, assieme all’associazione, abbiamo creato uno scrigno prezioso quale è il Museo della Memoria di Ustica. Guardate, tutto quello che stiamo facendo in quest’aula questa mattina è fondamentale: la richiesta di una verità definitiva, l’esercizio della memoria, l’appello a non farci trattare da sudditi. L’ha detto bene Daria, in un intervento pubblicato questa mattina su un quotidiano: “serve la volontà di chi pretende di non essere trattato da suddito, di chi pretende di non accettare di essere cittadino in un Paese che non sa difendere la propria dignità”. Ci appelliamo, come abbiamo fatto con gli altri, anche a questo Governo che mi pare avere un’idea abbastanza decisa sulla questione della sovranità. Presidente Conte, eserciti le sue prerogative di capo del Governo italiano per chiedere una collaborazione piena ai paesi coinvolti, agli Stati Uniti e alla Francia. Per dare finalmente una nazionalità agli aerei che erano in volo quella notte.

E, per favore, almeno per quest’anno risparmiateci la storia della bomba a bordo”.

 





 

(27 giugno 2018)

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