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“Giustappunto!” di Vittorio Lussana: “Blade Runner 2049, anche gli amerikani fanno qualcosa di buono”

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di Vittorio Lussana, twitter@vittoriolussana

 

 

Questa settimana abbiamo deciso di cambiare argomento, per parlare un po’ di cinema. E’ giunta, infatti, proprio in questi giorni, la notizia dell’arrivo nelle sale cinematografiche di ‘Blade Runner 2049’, il ‘sequel’ dell’indimenticabile capolavoro di Ridley Scott che, nei primi anni ’80 del secolo scorso, ha stravolto la vita di tutti quanti noi. Sino al 1982, infatti, noi adolescenti dell’epoca avevamo un’idea diversa del futuro, alquanto ingenua e ‘positivista’. Tanto per fare un esempio, noi si dava per scontato che, intorno al 2019, anno di ambientazione del primo ‘Blade Runner’, ci saremmo recati al lavoro a bordo di macchine volanti e che, alla mattina, non appena scesi dal letto, avemmo avuto dei robot che giravano per casa, aiutandoci in tutto: dalla colazione, alla rasatura perfetta, ai vestiti sempre nuovi e puliti. Invece, siamo ancora qui a cercare di riappacificare i calzini tra loro: ce ne fosse mai uno uguale all’altro… Fino a ‘Blade Runner’, eravamo tutti quanti ‘imbevuti’ di convinzioni che discendevano, probabilmente, dal fumetto ‘I pronipoti’: un cartoon di Hanna e Barbera prodotto verso la fine degli anni ’60. E ora che al 2019 ci siamo praticamente arrivati, non possiamo non dar ragione al cupo pessimismo ‘noir’ di Ridley Scott e del romanziere da cui la pellicola fu estratta: Philip K. Dick. Insomma, quel film ha il merito di averci risvegliato da quelle suggestioni, totalmente fondate su ‘radiose albe di progresso’, per mazzo delle quali i nostri genitori ci avevano educati e cresciuti. Quell’ambientazione malinconica e ‘retrofuturista’ fu un qualcosa d’importante: si trattava di un’estetica particolare, che mescolava il ‘noir’ con l’horror e la fantascienza stessa, dando per la prima volta l’idea di nuove sintesi possibili, di mescolanze ‘diverse’ rispetto al solito. Nello stesso periodo, inoltre, era uscito ‘E. T.’ di Steven Spielberg: una ‘favoletta’ su un possibile sbarco degli alieni costruito, più o meno, come una ‘pupazzata’ per bambini. E proprio mentre stavamo celebrando il funerale del regista che solo 4 anni prima ci aveva deliziato con un capolavoro assoluto quale ‘Incontri ravvicinati del terzo tipo’, giunse inaspettato questo film dal retrogusto un po’ nervoso, che ci apparse fin da subito un qualcosa di maledettamente serio. Oltre a riallacciarsi alle teorie filosofiche di Asimov, ‘Blade Runner’ ci poneva nuove domande di natura prettamente ambientalista sulla nostra possibile evoluzione. Una pellicola che guardava al futuro, ma rubava qualcosa anche al passato, celando in sé un’idea particolare della Storia. Un oscuro ‘scrutare’, che mandò letteralmente in pezzi tutti i nostri schematismi di allora. Dopo l’uscita di ‘Blade runner’ nulla fu più come prima: in noi si era creata, ormai nettissima, una distinzione precisa tra le ‘amerikanate’ stracolme di banali ‘effetti speciali’ e tutto ciò che, invece, può essere grandioso e realistico allo stesso tempo. Riflettendo con gli occhi di oggi, credo che ‘Blade runner’ abbia avuto il merito di averci aperto gli occhi sulla crisi della modernità. Un declino che, già negli anni ’80 del secolo scorso, stava allungando le proprie ‘ombre’, ma che in pochi riuscirono a percepire. Ora assisteremo a questo ‘B.R. 2049’: già arrivano ‘via chat’ le prime critiche di amici e conoscenti che componevano il vecchio gruppo di ‘cinefili’ di quegli anni: “Gli americani hanno deciso distruggere anche Blade Runner”. Oppure: “Non hanno più idee e devono sempre fare un ‘doppione’ di ogni cosa: basta guardare il ridicolo presidente che si sono scelti…”. Certamente, ripensando per un momento ad Alessandro Manzoni, siamo sicuri che mai gli sarebbe balenato in testa di scrivere un romanzo dal titolo ‘I promessi sposi 2’, correndo il rischio di trasformare un capolavoro importante della nostra letteratura in un ‘polpettone’ assurdo. Ma la ‘fissa’ di proporre ‘remake’, gli americani l’hanno sempre avuta: dev’essere un qualcosa di connaturato al loro ‘Dna’ culturale. Tuttavia, in qualche caso l’operazione riesce (Rocky II, The war of the worlds”). Anche perché è giusto celebrare, in qualche modo, ‘Blade runner’: potrebbe essere utile per tornare a ragionare intorno a molte cose. E a far comprendere alla generazione di ‘Blockbuster’, come quel capolavoro abbia saputo far ‘scattare’ uno ‘scambio’ ben preciso, tra qualità artistica e semplice finzione cinematografica. ‘Blade runner’ ha rappresentato una pietra ‘miliare’ del cinema mondiale, poiché ci ha insegnato a ‘leggere’ la cinematografia, anche quella ‘normale’. Un film che, oltre ad aver creato un nuovo genere, il ‘fantahorror’, ci ha condotti per mano ad apprezzare le tempistiche di una regia consapevole, capace di seguire gli attori passo per passo, come nei casi di Sidney Lumet o dell’australiano Peter Weir. Un capolavoro assoluto che, in un certo senso, è giusto celebrare, poiché ha riscritto l’intera ‘mappa’ dei nostri sogni collettivi in maniera definitiva e permanente.




(5 ottobre 2017)

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