di Giancarlo Grassi
L’alleanza PD-M5S in Emilia-Romagna tiene, perché dove c’è ragionevolezza non ci sono patetici teatrini alla pugliese e perché in Emilia-Romagna la qualità media della classe dirigente della regione è enormemente più alta che in altri luoghi politici? Non sappiamo, sta di fatto che mentre Conte e Schlein (soprattutto il primo) si agita e sgomita e cambia – solo apparentemente – rotta senza soluzione di continuità, nella realtà della politica quotidiana che governa, M5S e PD continuano a lavorare insieme per la costruzione di alleanze locali che diventino responsabilmente opposizione che si candida a governare. Sul serio.
Così Modena, Reggio Emilia, Ferrara e ora anche Cesena vanno alle elezioni di giugno con una coalizione ampia tra PD e M5S con l’augusta partecipazione spesso di Italia Viva e Calenda (quello che vuole mandare in Europa gente che parla inglese). Patti firmati, l’ultimo a Modena. Ed è difficile pensare che l’attuale popolarissimo presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini sia estraneo agli accordi; difficile pensare che non ci abbia lavorato a stretto contatto con il segretario regionale del partito Luigi Tosiani che riassume in una frase l‘ostinazione convinta della classe dirigente regionale del PD: “Per vincere le destre mettere insieme tutte le opposizioni al governo Meloni”. Rendendo noti anche i programmi, aggiungeremmo noi e possibilmente, nel post-elezioni, fare quello che si è promesso durante la campagna elettorale.
Dunque mentre a Roma continua lo scannatoio, l’Emilia-Romagna chiude accordi e va avanti. Come se non fosse quotidianità anche questa nella prospera terra alla quale guardano da mezzo mondo.
(9 aprile 2024)
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