di Vittorio Lussana, twitter@gaiaitaliacom
Ci hanno alquanto incuriosito, in questi giorni, le dichiarazioni di quel genitore torinese la cui figliola di 7 anni si ritrova ricoverata in ospedale per un sospetto caso di ‘tetano’. Una bambina non vaccinata per decisione libera e autonoma di mamma e papà: ma quanto son ‘graziosi’ certi genitori. Secondo quanto afferma la persona in questione, la scelta di non vaccinare i propri figli – anche il ‘maschietto’ più grande non lo è – è stata assunta nella piena consapevolezza dei pericoli che potevano derivarne. Una sorta di ‘autocertificazione’ di rischio: una ‘patente’ di auto-consapevolezza rilasciata non si sa bene da chi. Sia come sia, i pericoli di cui sopra si sono puntualmente presentati. Attenzione, però: l’illuminato ‘paparino’ ci tiene a far sapere che la sua autonoma valutazione non è mai stata basata su motivazioni di carattere ideologico ‘no vax’, né proviene dalle settarie suggestioni diffusesi a seguito delle polemiche più recenti, scatenate da alcune minoranze di ‘minorati’. Insomma, la decisione di non vaccinare i suoi due figlioli nasce da considerazioni totalmente soggettive, come se costui si fosse ‘autoconvinto’, un bel giorno e totalmente per conto suo, che il nostro corpo possa sempre trovare in sé gli anticorpi contro ogni genere di patologìa. Un’astrazione allucinante, che equivale all’esposizione dei propri figli innanzi ai proiettili durante uno scontro a fuoco, nell’assurda idea che il corpo umano, nel giro di una sola generazione, possa aver sviluppato una sorta di ‘corazza organica’ in grado di renderlo immune dal morire ammazzato. Un ‘buon padre di famiglia’, insomma, che dimostra anche la ‘faccia tosta’ di chiedere agli organi di stampa di non strumentalizzare la vicenda, come se informare la gente equivalesse a dare la ‘spinta decisiva’ a un aspirante suicida, arrampicatosi di propria ‘sponte’ sopra il tetto di un palazzo. Questo signore non ha ancora minimamente compreso alcunché in merito a una professione importantissima, che non serve affatto a criminalizzare la gente, ma a far circolare le informazioni. Essendo personalmente figlio primogenito di una persona salvatasi miracolosamente, durante l’infanzia, proprio da un’infezione terrificante come il ‘tetano’ – in un’epoca in cui i vaccini non solo non erano obbligatori, ma addirittura neanche esistevano – non posso fare a meno di chiarire a questo genitore torinese e a quei lettori che mi leggono e mi seguono con affetto, che il batterio del ‘Clostridiun tetani’ comporta strascichi e conseguenze gravissime, anche a lungo termine. Non basta essere scampati alla morte: il ‘tetano’ arreca una serie di danni non indifferenti, che condizionano l’intera esistenza di chi ne è stato affetto, sia dal punto di vista neurologico, sia sotto il profilo della stabilità psichica, trasformandolo in un autentico ‘fascio’ di nervi. Le generazioni che ci hanno preceduto hanno vissuto direttamente e sulla loro ‘pelle’ determinati problemi. Patemi e sofferenze che, tuttavia, hanno donato loro un patrimonio di valori ed esperienze preziose. I nostri padri e i nostri nonni erano più coscienti e consapevoli di noialtri, benché spesso si trattasse di persone che non avevano conseguito nemmeno la licenza elementare. Oggi, invece, ci ritroviamo ad avere a che fare con delle mentalità rinchiuse a ‘doppia mandata’ dietro convinzioni allucinanti, completamente prive di senso. Forse era proprio questa la vera utilità ‘meta-storica’ delle ideologie: i cattolici credevano nell’aldilà o nello spirito santo; i fascisti erano innamorati della ‘bella morte’; i comunisti credevano in una società egualitaria; i napoletani invocavano la grazia a San Gennaro; e i sardi si affidavano a ‘Giggirriva’. Oggi, invece, non si crede più in niente e a nessuno: è rimasto solamente il ‘delirio individualistico’ fine a se stesso. Una degenerazione le cui conseguenze spesso ricadono sugli altri, quando non sui nostri stessi figli. Siamo di fronte a un vero e proprio processo di ‘instupidimento’ di massa, come se molte persone avessero deciso di scendere a un livello più basso di dignità umana: una regressione verso un nuovo ‘girone infernale’, impensabile persino per Dante Alighieri. In tutto questo non c’entra alcuna ideologia, di destra o di sinistra, perbenista o populista, pro o contro qualcuno o qualcosa: più semplicemente, ci ritroviamo innanzi a un vero e proprio ‘indietreggiamento’, sociale e collettivo. Noi non intendiamo affatto strumentalizzare la vicenda di questo genitore torinese, al fine di criminalizzarlo: è il dato antropologico quel che ci è sempre interessato, non il caso singolo. Ebbene: è in atto un processo degenerativo che ‘puzza di zolfo’ lontano un chilometro. E sarebbe il caso che l’opinione pubblica cominciasse a riflettere bene, intorno a fatti di questo genere e tipo. Così come sarebbe il caso di abbandonare alcuni banalissimi luoghi comuni in merito a una professione che si è convinti di conoscere e che, invece, il più delle volte non si comprende affatto.
(11 ottobre 2017)
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