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Con “Nakba” Enrico Frattaroli affronta la memoria della “catastrofe” della Palestina tra la voce del ricordo, la musica del Trio Joubran e la calligrafia araba

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Si chiama “Nakba”, ovvero “catastrofe”, ed è il grande punto di svolta della storia della Palestina e del Medio Oriente, quando nel 1948, con la creazione dello Stato di Israele, migliaia di palestinesi furono costretti ad abbandonare le proprie case, le città e le terre, per scappare nei campi profughi. Una tragedia della pulizia etnica che si ripete in questi giorni con la fuga degli armeni dal Nagorno-Karabakh, e che è alla base dell’instabilità dei territori palestinesi, tuttora sotto occupazione militare e senza riconoscimenti dei diritti. A raccontare tutto questo è lo spettacolo di Enrico Frattaroli, protagonista della grande stagione delle avanguardie teatrali, interpretato da Franco Mazzi: “Nakba – I nostri occhi sono i nostri nomi”, ovvero “XX calligrammi per la Palestina”, tratto dal romanzo autobiografico “Testimone oculare” di Muhammad Al-Qaysi, che fu tra i fuggitivi con la famiglia all’età di 4 anni. L’appuntamento è Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; teatridivita.it), da martedì 3 a domenica 8 ottobre, alle ore 21 (sabato ore 20, domenica ore 17). La musica è del Trio Joubran, la dizione poetica in lingua araba e canto mawwal di Samia Qazmuz Bakri, il tema al flauto palestinese di Mohamed Al-Zamel, gli interventi in audio del soprano Patrizia Polia e del basso Federico Benetti, e la calligrafia araba di Amjed Rifaie.

Lo spettacolo “Nakba – I nostri occhi sono i nostri nomi”, presentato in collaborazione con Assopace Palestina, e prodotto in collaborazione con il Centro di Produzione Florian Metateatro, è all’interno della stagione “La rabbia”, realizzata con il contributo del Comune di Bologna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero della Cultura.

Nakba in arabo significa “catastrofe” e indica gli eventi che nel 1948 hanno portato alla creazione dello Stato d’Israele e il doloroso esodo di migliaia di palestinesi dalle loro terre, trasformati in profughi, ai quali Israele nega ogni diritto, tra cui il “diritto al ritorno” sancito dalla risoluzione 194/1948 delle Nazioni Unite. A questa pagina della Storia, che condiziona tuttora la vita di milioni di persone e l’equilibrio geopolitico, Enrico Frattaroli dedica uno spettacolo-testimonianza in musica, immagini, parole e grafia, a partire dalla testimonianza di Muhammad Al-Qayasi, profugo a soli 4 anni dal suo villaggio di Kafr’Ana, vicino Giaffa, diventando portavoce di una storia d’esilio che accomuna tutto il popolo palestinese.

Il tema esistenziale, sociale e politico dell’opera autobiografica di Al-Qayasi diventa un intenso momento teatrale, cheFrattaroli allestisce in venti stazioni di racconto poetico: “una partitura le cui dimensioni testuali, musicali, visive e teatrali si integrano quali gradi di libertà, di verità, di uno stesso spazio compositivo” scrive Frattaroli: “Il popolo palestinese è, per propria cultura, un popolo poetico” e i suoi scrittori “restano poeti, restano umani anche negli scritti in cui denunciano la disumanità e l’orrore dei crimini subiti e che continuano a subire”. L’interpretazione di Franco Mazzi è accompagnata dalle musiche del Trio Joubran, il più celebre ensemble palestinese, mentre alle spalle dell’attore compaiono le parole arabe nella loro più suggestiva dimensione calligrafica, alternata a immagini che richiamano la tragedia. Franco Cordelli sul “Corriere della sera” lo ha definito “uno spettacolo che non ha precedenti”.

Enrico Frattaroli ha attraversato la grande stagione dell’avanguardia romana con Giuliano Vasilicò, Memè Perlini, Giancarlo Nanni. Artista indipendente e autore di diverse opere teatrali, acustiche e audiovisive tra cui spiccano il lungo lavoro sull’opera di Joyce e il lustro di produzioni sull’opera del Marchese di Sade (nel 2010 ha portato a Teatri di Vita il suo folgorante “Sade: opus contra naturam”), definisce il suo teatro essenzialmente poetico, in cui la scrittura si offre come partitura organica per altre dimensioni: musicale, spaziale e visiva.

 

 

(30 settembre 2023)

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