di Redazione #Migranti twitter@gaiaitaliacomlo #Sindacati
Se ormai si può dare per acquisito che le migrazioni siano da sempre esistite al fine di trovare migliori condizioni di vita per se’ e per le proprie famiglie, non sembra ancora così diffusa la consapevolezza degli effetti del modello di sviluppo perseguito dai paesi industrializzati che, oltre a produrre enormi diseguaglianze nell’accesso alle risorse e nella redistribuzione della ricchezza, produce migrazioni forzate di chi ha subito e subisce guerre, cambiamenti climatici, malattie e povertà. Queste sono le molteplici cause dei flussi migratori che, soprattutto negli ultimi anni, si sono affacciati anche nel Mediterraneo.
L’Italia è un paese di immigrazione da ormai quattro decenni ma il fenomeno non è mai stato affrontato con una vera e propria politica migratoria. Si sono succedute sanatorie e politiche dei flussi, più per seguire interessi corporativi, che per favorire una effettiva integrazione. Non è superfluo ricordare che nel nostro paese non esiste la possibilità di entrare regolarmente per ricerca di lavoro e che da anni non è emanato un decreto flussi, così come non è superfluo ricordare che il rischio per un migrante di diventare irregolare a seguito della perdita del lavoro è molto concreto. Le reticenze ad es. sullo ius soli dei diversi governi che si sono succeduti esplicitano disattenzione e inconsapevolezza, figlie anche di profondi limiti culturali. Il governo in carica continua sulla stessa scia, peggiorando anzi di molto la situazione. Il susseguirsi di provvedimenti che vanno dall’impedimento ai soccorsi in mare fino alla modifica delle norme sulla protezione umanitaria e la cittadinanza, oltre ad impoverire le già inadeguate politiche migratorie del paese, ne evidenziano sempre più il carattere persecutorio, discriminatorio e razzista.
Il governo intende ridurre, fin quasi ad azzerarle, accoglienza e integrazione, sia per chi arriva con la cd. “Emergenza flussi” sia per chi, da anni, risiede regolarmente nel nostro paese. Il caso Riace, quello più recente della mensa di Lodi, ma anche quello dei buoni libro in Veneto si inscrivono in questo quadro e vanno a erodere ulteriormente il carattere inclusivo che dovrebbero avere le politiche sociali di un paese democratico. E’ molto grave l’aver scelto di procedere al sostanziale smantellamento del sistema Sprar, un modello di accoglienza diffusa e radicata nel territorio che aveva faticosamente cominciato ad affermarsi, che garantiva attraverso il protagonismo delle comunità locali un reale processo di integrazione.
Sono tutti segnali che ci devono spingere all’impegno per contrastare un clima politico e culturale basato sull’esclusione, sulla riduzione dei diritti, su una sostanziale e pericolosa intolleranza. Assistiamo infatti quotidianamente agli attacchi e al tentativo di demonizzazione della cultura dell’accoglienza, classificando come “pacchia” ciò che è riconosciuto dalle leggi e dal diritto internazionale e come “ buonismo” ciò che è semplicemente espressione di umanità. Accoglienza, integrazione, coesione per noi non sono solo parole, sono pratiche sociali che vogliamo continuare ad esercitare e che rivendichiamo nelle politiche in nome dei valori costituzionali a cui non rinunceremo mai.
Saremo sempre in prima fila per denunciare le violazioni dei diritti umani, dei principi di convivenza, dei valori della nostra Costituzione, sempre pronti a mobilitarci per difendere e promuovere un’idea di Paese e di Europa solidali, accoglienti ed inclusivi. Un’Europa molto diversa da quella conosciuta negli ultimi anni.
Così un comunicato stampa della CGIL giunto in redazione.
(16 ottobre 2018)
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