di Vittorio Lussana, twitter@vittoriolussana
I quattro articoli del disegno di legge sul cosiddetto ‘Ius soli’, in realtà non sono niente di eccezionale: si tratta di un provvedimento che consentirebbe di acquisire la cittadinanza se si nasce in territorio italiano da genitori stranieri titolari del diritto di soggiorno permanente, o in possesso del permesso di soggiorno dell’Unione europea. Siamo cioè di fronte a uno ‘ius soli temperato’, che non attribuisce affatto il diritto di cittadinanza ‘tout court’, bensì lo sottopone a parametri di stabilità lavorativa e familiare. Il progetto, inoltre, vuole introdurre un secondo principio: quello dello ‘ius culturale’, rivolto ai minori entro i 12 anni di età, nati all’estero da genitori stranieri giunti in Italia, i quali tuttavia debbono aver regolarmente frequentato uno o più cicli d’istruzione per almeno 5 anni, oppure percorsi di formazione idonei al conseguimento di una qualifica professionale. La cittadinanza può essere concessa, inoltre, allo straniero che ha fatto ingresso in Italia prima del compimento della maggiore età se legalmente residente da almeno sei anni e se ha frequentato almeno un ciclo scolastico di istruzione con conseguimento del relativo titolo conclusivo, oppure un percorso di formazione professionale con conseguimento di relativa qualifica. Insomma, ci sarebbe davvero poco da discutere intorno a questa norma, la quale prende semplicemente atto della composizione di una popolazione che, già da tempo, vive e risiede nel nostro Paese. La cittadinanza non viene affatto “posta in vendita nelle tabaccherìe”, come ha malignamente insinuato qualcuno, ma concessa solamente in seguito a percorsi e requisiti assai più ‘stringenti’ di quelli attualmente vigenti. Si passa, insomma, da un’idea ‘quantitativa’ di cittadinanza, basata cioè sul numero di anni di residenza continuativa, a una ‘qualitativa’. Tuttavia, come ha osservato di recente anche il professor Piergiorgio Odifreddi commentando l’indifferenza di molti italiani verso le questioni ambientali, o relative ai cambiamenti climatici, si è ormai aperto un netto divario tra “le due Italie”: quella razionale, colta e umanista e quella irrazionale, idiota e assolutista. ‘Due Italie’ che, personalmente, non ritengo debbano per forza giungere a un compromesso. Ci abbiamo già provato diverse volte: non c’è niente da fare. Lo sottolineo, in particolar modo, all’amico Pierluigi Bersani: cosa vuoi farci? Nell’altra Italia, alla fine prevale sempre la furberìa e la disinformazione del cittadino, la menzogna unita ad altre forme di trascendenza ‘spicciola’, in cui vengono sommate assieme cose inverosimili, astratte, totalmente distanti tra loro. Per quale ‘diavolo’ di motivo ci tocca dialogare con questa ‘gente’ qui, che vede nel minore figlio di stranieri unicamente un terrorista del futuro? Quale tipo di ‘arricchimento umano’ può provenire da chi processa il prossimo pregiudizialmente, nelle sue eventuali e puramente supposte intenzioni? Ma stiamo scherzando? La mia attuale risposta a tutto questo è ormai divenuta molto ‘gramsciana’: lasciamo che l’Italia dei ‘furbetti’ vinca le prossime elezioni. Sin dai tempi del fascismo, sappiamo benissimo che ci ‘tocca’ regolarmente correre in soccorso di un’Italia trascinata, per l’ennesima volta, sull’orlo della rovina: cosa vuoi che cambi in un Paese tanto bello, quanto inutile, caro Bersani? E’ solamente un dialogo fra ‘sordi’.
Seguite l’audio-settimanale di Vittorio Lussana “News Dug” su Radiogaiaitalia.com.
(14 settembre 2017)
©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata