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La scena bianca, come una stanza d’ospedale; un uomo tutto bianco, in preda a un flusso di coscienza capace di scavare nelle emozioni più potenti. E’ il dialogo interiore di un diverso, un espulso dalla società, l’internato di un ospedale psichiatrico che sposa l’infelicità con l’umanità e che potrebbe identificarsi con qualsiasi persona provi il dolore dell’esistenza. “Al presente” è uno spettacolo di straordinario fascino, un capolavoro che 20 anni fa valse a Danio Manfredini l’ennesimo Premio Ubu, e che oggi ritorna, immutato e potente come prima. L’appuntamento è a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 051.566330; www.teatridivita.it), venerdì 6 aprile, alle ore 21, e sabato 7 aprile, alle ore 20. Lo spettacolo di Danio Manfredini è prodotto da La Corte Ospitale, ed è presentato all’interno della stagione “antifascista” di Teatri di Vita intitolata “Di tutta l’erba 1 fascio”, e realizzata in convenzione con il Comune di Bologna e con il sostegno della Regione Emilia Romagna e della Fondazione del Monte.
Torna dopo 20 anni uno dei capolavori di Danio Manfredini. Al presente è uno spaccato della mente e della sua inafferrabilità. In scena, un uomo e il suo doppio: una parte è immobile, assorta, riflessiva, una parte è inquieta e si identifica con i fantasmi che popolano la sua mente. Entra attraverso l’immaginazione in un flusso di associazioni inarrestabili che lo conducono in diversi spazi, in diversi tempi della sua vita. Nella solitudine rincorre i pensieri, quel dialogo interiore ininterrotto che lo accompagna, l’inquietudine provocata da ricordi, voci di persone care, immagini di un passato vago ma sempre presente e suggestioni dal mondo contemporaneo. Prende a prestito dalle patologie psichiatriche gli atteggiamenti fisici che esprimono tensioni, le amplifica attraverso quelle forme, porta alla luce le pulsioni più nascoste, cerca di dare ordine, forma, al caos della sua mente.
(29 marzo 2018)
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