di G.G. #Lopinione twitter@bolognanewsgaia #Pentadementi
Per essere candidati per il M5S ci vuole davvero poco: una piattaforma dal funzionamento misterioso, una manciata di sedicenti potenziali elettori che sprechino un po’ del loro tempo a cliccare una roba incliccabile, qualche indicazione sui social su interferenze di mai identificati hacker, e qualche centinaio di voti.
Ben 335 [sic] ne ha raggranellati il candidato per l’Emilia Romagna del M5S tal Simone Benini piccolo imprenditore già consigliere al Comune di Forlì. Alla candidata modenese Giulia Gibertoni andò peggio, cinque anni fa, ne prese 266.
Così ecco fatti i giochi: il M5S va alla battaglina in Emilia Romagna con un candidatino nel giorno in cui Di Maio scopre che il mercato della vacche è anche storia del M5S – i paladini dell’Onestà, Onestà! e tutti i loro punti esclamativi sono diventati leggenda tragicomica – e tre dei suoi passano alla Lega. Più che un partito una barzelletta. Di pessimo gusto.
(14 dicembre 2019)
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